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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2010 alle ore 12:08.
I due film più appassionanti diretti da registi italiani che si siano visti finora alla Mostra del cinema sono due film piccoli, genericamente classificabili sotto l'etichetta di documentari, e che in realtà mostrano quanto queste etichette siano inservibili, nel tempo delle tecnologie leggere, ma anche della completa riproducibilità digitale.
Il primo film lo ha realizzato Gianfranco Rosi, che già due anni fa aveva vinto la sezione documentari di Orizzonti con Below sea Level. Il suo nuovo titolo, Room 162 - Il sicario, è il lungo monologo di un sicario dei narcos messicani, che a volto coperto racconta come funziona l'organizzazione, descrive e quasi rimette in scena le torture, e infine ripercorre la propria presa di coscienza. Il racconto, serrato come nessun thriller può essere, si svolge tutto all'interno di una stanza d'albergo che è stata teatro di alcuni orrori raccontati. Il regista inquadra il narratore spesso tagliando la testa, e inquadrando invece le mani, che compulsivamente segnano cifre, parole, linee su un block notes. Il risultato finale è ovviamente agghiacciante, anche perché la prima cosa che emerge è come questo funzionario dell'orrore non sia terribile in quanto appartenente a un'organizzazione illegale, ma proprio in quanto funzionario, non diverso da un militare o da un manager d'assalto.
Cielo senza terra, invece, presentato alle Giornate degli Autori, ha l'apparenza di un diario intimo, un filmino delle vacanze con padre e figlio, ossia il regista Giovanni Maderna e il piccolo Eugenio di otto anni. I due fanno passeggiate in montagna e soprattutto parlano delle cose ultime, con quella naturalezza che viene dalle domande dei bambini. La scelta del dispositivo mette regista e spettatore davanti a tutti i rischi e le necessità del filmare: il narcisismo, il vampirismo, cosa e quando filmare e tagliare. Insomma, le piccole o grandi responsabilità che i consumatori e produttori di immagini quotidiane (lo siamo tutti, in Occidente) si trovano davanti quasi ogni giorno.
Il film sarà trasmesso stanotte all'una da Fuori orario su raiTre, subito dopo il passaggio veneziano. Non si potrebbero immaginare due film più diversi nei temi. Ma condividono con il migliore cinema italiano di questo periodo il rifiuto delle trappolette di sceneggiatura, il ritorno a interrogativi sul senso di quello che si guarda e della propria responsabilità morale di osservatori.