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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 08:03.
Nemmeno la famiglia ci resta. Almeno così ci raccontano i nove film, di cui sette in concorso, della Settimana della critica, sezione indipendente rispetto alla 67esima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Fondata dal sindacato nazionale critici cinematografici italiani per promuovere opere prime di registi internazionali, la Sic, come la chiamano in gergo, festeggia il suo venticinquesimo anniversario celebrando i funerali della famiglia europea e a ben guardare mediterranea.
Domani Terra madre del trentaduenne Syllas Tzoumèrkas, ci dipinge uno scorcio di Grecia devastata dalla crisi economica, che per consolarsi non può fare altro che guardare al glorioso ma lontanissimo passato. La famiglia che racconta Tzoumèrkas, in un intreccio difficilissimo di nomi e di eventi, che non perdona un attimo di disattenzione allo spettatore, è marcia e sta per soffocare. C'è un fratello che decide di sottrarre la custodia di un figlio alla sorella troppo debole, allevandolo come proprio, ci sono scambi di partner e rapporti incestuosi. Sullo sfondo immagini di repertorio che raccontano la difficile situazione politica greca.
Oggi è il turno dello sloveno Papà di Vlado Skafar, che narra la riconciliazione tra un bimbo e il padre ritrovato dopo anni di abbandono con una dichiarazione reciproca di amore fatta tramite un commovente, lunghissimo piano sequenza. Ieri è stato il debutto di Pernilla August, attrice "bergamaniana" premiata a Cannes. La sua è una storia scandinava di bambini cresciuti con un padre alcolizzato e una madre troppo debole: il maschio si ucciderà di droga, la ragazza riuscirà a salvarsi con una nuova famiglia. Hai paura del buio di Massimo Coppola ci riporta in Italia, ma dalla parte di un immigrata romena, che lascia la famiglia di origine, privando la figlia del suo affetto.
Angèle e Tony di Alix Delaporte è ambientata in Bretagna. Dipinge il dramma di una madre uscita dal carcere che si trova a voler riconquistare l'amore del piccolo figlio, affidato ai nonni. Nemmeno Naomi dell'israeliano Eitan Zur invoglia a mettere su famiglia. Un importante scienziato di Haifa uccide in un raptus l'amante della bellissima e molto più giovane moglie, che si trova a indagare da sola sul caso. A risolvere la situazione sarà la vecchia madre dello scienziato, in maniera piuttosto drastica, in linea con il suo personaggio, terribile ma dall'umorismo caustico. Almeno una risata in un panorama tanto desolante.