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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 17:57.
La parola stessa definizione m'aiuta a formarmi di questa un concetto; perché il suo significato si è conservato pressoché stabilmente consono alla sua origine etiologica. Composta dalla preposizione de e dal nome finis, che, al singolare, importa limite, essa evidentemente sta a indicarci la determinazione dei confini, entro i quali è racchiuso un dato concetto; il de, esprimente il moto da luogo, vorrebbe quasi metterci sott'occhio l'esclusione dai limiti di un concetto di tutto ciò, che vi è estraneo.
La definizione, adunque, non sarà altro, che la dichiarazione precisa di tutte le note di un concetto necessarie e sufficienti a determinarlo, distinguendolo da qualunque altro. Ma nel concetto logico trovansi note comuni e note differenziali: le une sono caratteri generali del concetto, per cui esso rientra in una categoria di concetti superiore; le altre caratteri particolari, per cui esso distinguesi dagli altri concetti, venendo a porsi a capo di un'altra categoria, che quei caratteri particolari elevi per sé a generali. Così del concetto di cavallo avrai le note comuni, che lo fanno ascrivere al genere superiore dei quadrupedi e le note differenziali, che lo contraddistinguono da tutti gli altri quadrupedi, ma lo accomunano del resto a tutti i cavalli. Così, nella successiva divisione e suddivisione dei concetti, potremo sempre in ognuno di essi discernere e note comuni e note differenziali.
Pertanto la definizione, che ha l'ufficio di indicare le note individuanti un concetto, deve cogliere e note comuni e note differenziali: donde la famosa regola delle Scuole «Definitio fit per genus proximum et differentiam specificam». Molto scuole impartirono la bella Arte del ragionare, e molto danno apportarono alla Filosofia in genere, mentre ossequenti al precetto dantesco «state contente, umane genti, al quia», procedevano coll'insegna famosa «ille dixit»; ma un merito incontrastabile in fatto di Logica lo vantano certamente: quello d'averne stabiliti certi canoni in termini precisi e inappuntabili.
E invero la brevità della loro regola, sopra ricordata, non lascia nulla a desiderare: se vi rifletti, ci scorgi l'attenta analisi del concetto della definizione, e delle vie per cui essa deve procedere; quindi la sicura sintesi in questa breve proposizione. Nel "genus proximum" trovi le note comuni del concetto; nella "differentiam specificam" le noti differenziali; noti differenziali, che, come s'è visto, sviscerano e determinano tutto il contenuto e l'estensione di un concetto. Essa è l'unica legge che si può dare circa la definizione.