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Gloria a te, o piccione

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 12:14.

La prossima volta che guarderete con sufficienza, o insofferenza, l'umile piccione che popola le piazze delle nostre città, siete invitati a considerare di quanta gloria militare e sportiva si sia ricoperto nei secoli il volatile in questione, protagonista sui campi di battaglia, negli assedi e fra le trincee. E nelle gare che prevedono persino le Olimpiadi colombofile.

Il piccione viaggiatore, o colombo che dir si voglia, ha da sempre costituito un formidabile mezzo di comunicazione fra prima linea e quartier generale, fra città circondate dal nemico e rinforzi, grazie a una caratteristica fondamentale: il ritorno a casa. Ovunque venga liberato è lesto a prendere il volo verso la piccionaia d'origine dando vita a un sistema di comunicazione che, unico limite, funziona solo in un senso. Il tempo di fare qualche giro in cerchio per orientarsi, poi eccolo sfrecciare – da sempre – nella direzione giusta secondo un prodigioso, e per molti versi ancora misterioso, senso dell'orientamento: pare sia abile a "leggere" il campo magnetico che avvolge la terra come una ragnatela invisibile; altri sostengono che, fattosi pigro, preferisca ora seguire le linee rette che intravede al suolo – autostrade, coste, filari d'alberi. Le sue traiettorie risulterebbero più lunghe, ma più rilassanti, né più e né meno di quel che capita a un automobilista alle prese con il navigatore satellitare.

Comunque sia, i più veloci nel rientrare diventano i campioni di una disciplina sportiva che ha attratto insospettabili appassionati, vedi il Mike Tyson ritratto in primo piano dai giornali di mezzo mondo mentre si prova a baciare piccioni di tutte le fogge e colori. L'ex guerriero del ring sarà protagonista di un reality su Animal Planet in cui verrà sfidato con i suoi piccioni da esperti di questo sport definito dal canale satellitare «intenso e bizzarro», e chissà cosa ne penserebbe un piccione, la cui sola e unica idea, in fondo, è quella di tornare a casa non appena parte la gara. In Italia esiste una Federazione colombofila che raccoglie 2.500 appassionati – prevalentemente da Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Sicilia e Campania – e organizza eventi agonistici secondo un calendario piuttosto fitto. Enrico Tagliabue, del Gruppo colombofilo brianteo, spiega che le gare avvengono su diverse distanze, dai 150 agli 800 chilometri, ma un piccione è in grado di percorrere anche 1.000 chilometri al giorno a una velocità media di 70/80 chilometri orari. Maschi e femmine corrono insieme (poca la differenza fra i sessi a livello agonistico e sulle lunghe distanze è addirittura più facile che primeggi la femmina, più determinata e volitiva). Tagliabue però preferisce i maschi: «Danno meno pensieri, le femmine hanno la tendenza ad accoppiarsi fra di loro». Non diversamente dal calciatore segregato nei ritiri prepartita, anche al colombo vengono lesinate le tentazioni della carne. «Così non arriva spompato in gara. I vedovi e le vedove, cioè maschi e femmine separati al momento giusto, sono i piccioni più veloci», spiega Tagliabue.

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Gloria a te, o piccione

Dedicato a chi non lo sopporta: ma sapete quanti meriti sportivi e militari questo disprezzato

 

Il colombo "da gara" è figlio di alcuni incroci e nasce storicamente in Belgio, dove la colombofilia è una sorta di sport nazionale. La selezione del campione è sempre in atto e ogni allevatore sogna di produrre il fuoriclasse che può raggiungere quotazioni record di centinaia di migliaia di euro. Adriano Arosio, una colombaia da duecento esemplari a Lissone, racconta di quel gioielliere napoletano pronto a staccare un assegno in bianco per avere Zorro, Miglior maschio d'Italia del 1978. «Ma eravamo troppo affezionati al nostro fuoriclasse, a nessuna cifra ghel daum, glielo avremmo dato».

Curioso sport quello messo in atto dagli appassionati ai quattro angoli della terra (le Olimpiadi colombofile si tengono dal 1949 ogni due anni e nel 2011 saranno a Cracovia, in Polonia), unico ad avere una linea di partenza comune ma diversi traguardi (corrispondenti alle colombaie di origine) e in cui la vittoria se la aggiudica il colombo che ottiene la più alta velocità media. Non sembra male la vita di un agonista, coccolato dall'allevatore fino a tarda età, alloggiato in colombaie che paiono padiglioni cinesi o architetture zen, nutrito con il miglior mangime e curato da solerti veterinari.

L'imborghesimento del volatile segue la definitiva messa in congedo da parte degli eserciti di tutto il mondo, ultimo in ordine di tempo quello spagnolo. Lo sviluppo massiccio delle telecomunicazioni li ha resi del tutto superflui. Nessuno pensa più di legare a una zampetta il messaggio dal quale può dipendere la sorte di una battaglia o la tenuta di una roccaforte assediata. E così addio alle imprese spericolate di piccioni a bordo di navi, sommergibili, aeroplani e carri armati, addio ai monumenti celebrativi del suo valore militare (eretti a Parigi, Lilla e Bruxelles dopo la Grande guerra), addio alle decorazioni che suggellavano eroiche imprese (una medaglia venne assegnata al colombo Paddy che volò indietro attraversando la Manica per comunicare il successo dello sbarco alleato in Normandia). Vale la pena di notare che nella graduatoria della Dickin Medal britannica, onorificenza speciale per animali sul modello della Victoria Cross, i piccioni surclassano di gran lunga le altre specie: dei 54 medagliati fra il 1943 e il 1949, ben 32 sono piccioni, seguono 18 cani, 3 cavalli e un gatto. Tra coloro che sono stati fulminati da amore per il piccione si contano illustri personaggi: dall'imperatore indiano Akbar che ne possedeva 20mila nei giardini del suo palazzo, al banchiere Nathan Rothschild che prestò all'esercito inglese i viaggiatori per annunciare la disfatta di Napoleone a Waterloo, al "re delle borsette" Paolo Gucci, affascinato dalla colombofilia sportiva.

Ma non sempre il ritorno a casa viene realizzato con la brillantezza che usualmente si riconosce a questi volatili e grazie all'anello di riconoscimento che ogni piccione viaggiatore porta stretto a una zampa è possibile compilare una curiosa antologia di "missioni fallite". Un esemplare italiano non fece ritorno alla colombaia e venne recuperato in Messico ove probabilmente era arrivato a bordo di una nave, da clandestino. Billy invece smarrì la strada per Bootle, nord Inghilterra, si appollaiò su un albero della Queen Elisabeth II finché sbarcò a New York dove venne ribattezzato Tony Blair per via, scrisse il quotidiano britannico The Times, del suo "coraggio e determinazione".

Ma l'errore più rilevante l'ha compiuto un connazionale di Billy che, liberato in Francia, anziché tornare a Manchester è finito addirittura nella Cina orientale. Dopo alcuni mesi il suo padrone inglese ricevette una lettera: chi aveva ritrovato Billy se ne era innamorato e chiedeva il permesso di adottarlo. E a proposito di affetti, come la mettiamo con le mogli? «Eh, si stancano… O parliamo di colombi o andiamo a vedere i colombi», dice Tagliabue scuotendo il capo. «La mia è ormai rassegnata – gli fa eco Arosio. Non ho ancora deciso dove andremo in vacanza, prima devo attendere l'esito delle ultime gare stagionali».

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