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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 08:04.
In principio era il mandrogno. E chi sarebbe? Beh, proprio lui, l'intellettuale più famoso d'Italia: l'unico davvero noto e influente a livello internazionale, 37 lauree honoris causa, una trentina di milioni di copie dei suoi libri venduti in tutto il mondo, tradotti in circa 40 lingue. Insomma è Umberto Eco, alessandrino – nella città piemontese è nato il 5 gennaio del 1932 – che proprio «mandrogno» (cioè del posto, anzi «quasi mandrogno», i campanili vanno sempre ben difesi...) veniva definito dal «Piccolo», giornale della sua città, nel lontano 1951 quando iniziava appena ad apparire, sotto il nome di Dedalus, con i suoi scritti, per lo più bizzarri.
Da quello pseudonimo e da quei versi sulla storia della filosofia, tempo ne è passato parecchio. Eppure Eco è stato capace di tenere il centro della scena intellettuale praticamente da 50 anni, aumentando anzi sempre più la sua influenza, la sua ineludibilità come pensatore pubblico, la sua figura di teorico della semiotica e filosofo. Occupando, però, una posizione sempre eccentrica. Eco ha sfruttato la sua erudizione enciclopedica impiegandola per spiegare i meccanismi della cultura di massa, ha descritto Mike Bongiorno e si è sporcato le mani sui giornali, ha mischiato l'inattaccabilità scientifica della sua produzione alla simpatia negli interventi pubblici. Non solo: quando ha deciso di sparigliare le carte, pubblicando, nel 1980, un romanzo e per giunta di genere, Il nome della rosa, il successo planetario (22 milioni di copie vendute a oggi, delle quali in Italia ben sei) ne ha fatto uno dei pochi scrittori della letteratura italiana – Premio Strega 1981 – destinati a restare nei prossimi decenni, sulla cui produzione narrativa esistono già tesi e saggi.
La ricostruzione della «mitogonia» di Umberto Eco l'ha tentata in un libro agile e divertente – ma profondo – Michele Cogo, che in Fenomenologia di Umbero Eco. Indagine sulle origini di un mito intellettuale contemporaneo (pagg. 140, € 22,00) ha analizzato l'apparizione e il consolidamento della fama del professore attraverso gli articoli e i saggi da lui pubblicati tra il 1958 e il 1964 e i ritorni che ne ebbe sulla stampa prima e quindi come figura pubblica. Il volume è edito dalla bolognese Baskerville, uscirà il prossimo 20 settembre, e a Bologna verrà presentato il 2 ottobre alla Libreria Ambasciatori Coop da Paolo Fabbri (che ne firma la prefazione), Stefano Bartezzaghi e dall'autore.