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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 18:38.
Se la ricerca è l'elemento che tiene viva l'arte, allora un festival è il luogo giusto per cercare forme nuove e diverse di percezione e di attenzione. Su questo presupposto si basa la sfida lanciata da Luca Francesconi, come direttore della 54esima edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea, intitolato «Don Giovanni e l'uom di sasso»
Ricerca che metterà subito il pubblico a dura prova, già a partire dall'opera di apertura del Festival, il 23 settembre (repliche il 24 e il 25). Palazzo Pisani, sede del Conservatorio «B. Marcello», è il luogo scelto per la messa in scena di Don Giovanni a Venezia, ideato dallo stesso Francesconi. Per questa, che è stata definita un'opera-labirinto, si chiede al pubblico di mettere a disposizione non solo la propria sensibilità, ma l'intelligenza, per riuscire a creare una specie di varco tra lo spazio e il tempo in cui la musica si possa inserire.
Cancellata la vecchia struttura del concerto, Francesconi prende a prestito tre scene chiave dell'originale mozartiano - il duello tra Don Giovanni e il Commendatore, la seduzione di Zerlina e la morte di Don Giovanni - e le mette in scena ciclicamente, in tre luoghi diversi dell'antico palazzo veneziano, intervallando tra le logge, le sale e i cortili altri 8 brani originali commissionati ad autori contemporanei.
Come se entrasse in una grande galleria e decidesse autonomamente come e cosa guardare, davanti a sé lo spettatore avrà insomma una pluralità di eventi musicali, scenici, teatrali e visivi da combinare, scardinando le abitudini percettive di spazio e tempo. A tessere le fila di questa particolarissima e articolata messa in scena sarà il regista Francesco Micheli, avvalendosi del contributo di giovani artisti dello stesso Conservatorio «Benedetto Marcello», dell'Accademia di Belle Arti di Venezia e del Teatro la Fenice.
L'altra sfida «giocosa» di questa edizione del Festival della Biennale Musica riguarderà, invece, gli ensemble di giovani stranieri chiamati ad esibirsi per offrire esempi di come si opera in Europa nell'ambito della musica contemporanea. Per precisa volontà del Presidente della Biennale, Paolo Baratta, che lo ha nuovamente ribadito nel corso della presentazione del cartellone del Festival, la manifestazione dovrebbe creare una sorta di competizione positiva tra i giovani e giovanissimi ensemble stranieri e quelli italiani.