Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 18:14.
Dopo decenni di tira e molla, di contenziosi e di inquilini che non se ne volevano andare, la Galleria nazionale di arte antica può ora mostrarsi al pubblico in tutta la sua completezza e per di più interamente rimessa a nuovo. Palazzo Barberini, liberato nel 2006 dall'ingombrante presenza del circolo ufficiali, è ora destinato interamente (o quasi, resta ancora qualche "piccolo" inquilino) alla funzione a cui si pensava da tempo: quella, appunto, di museo.
Gli spazi espositivi sono triplicati (da 650 a 2.100 metri quadrati) e così 180 opere hanno potuto lasciare i depositi e rivedere la luce del sole. Ora, infatti, si possono ammirare 300 quadri, contro i 120 di prima del restauro (si veda anche Il Sole 24 Ore di domenica scorsa).
Restauro che – anche grazie ai proventi del gioco del Lotto dedicati all'arte e al contributo dei privati (Fondazione Ibm Italia, Arpai, Axa Mps) – è stato presentato dal ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, e potrà essere ammirato dal pubblico a partire da martedì prossimo. Bondi – che ha illustrato la nuova Galleria nazionale nel cuore di Palazzo Barberini, quel salone di Pietro da Cortona che è tornato a risplendere dopo i radicali interventi sugli arazzi, sul pavimento e sugli affreschi della volta – ha voluto puntare l'attenzione anche sul futuro del patrimonio culturale.
«L'altra grande riforma da fare – ha affermato il ministro – è rendere autonomi i musei, che ora sono invece diramazioni delle soprintendenze. A queste ultime dovrà restare il controllo, ma ai singoli musei deve essere assicurata la piena autonima gestionale e finanziaria. I direttori, che potranno essere scelti anche all'interno delle università, dovranno avere ampi poteri».