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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 19:55.
È il 23 settembre del 1910 e Geo Chavez, giovanissimo pilota francese di origine peruviana, sfida la sorte accettando la quasi impossibile impresa, dati i mezzi tecnici di allora, di sorvolare le Alpi. Decolla alle ore 13.29 da Briga (Svizzera) sul suo Bleriot XI di legno e tela, supera il Sempione e le spaventose gole di Gondo tra forti turbolenze e punta verso Domodossola e poi Milano: 150 chilometri in linea d'aria. A soli 20 metri da terra l'aereo ha un cedimento strutturale, le ali si staccano e precipita a picco disintegrandosi in un ammasso di rottami.
Quattro giorni dopo, a seguito dei traumi riportati durante l'atterraggio, il giovane pilota (aveva il brevetto di volo da appena sette mesi), rimasto sempre cosciente dopo l'incidente, muore all'ospedale di Domodossola a soli 23 anni. La memorabile impresa aerea di valicare per la prima volta il Sempione, a oltre 2000 metri di quota, comunque riesce e Geo Chavez passa alla storia come l'eroe dei cieli, «l'uomo alato», come lo definì Giovanni Pascoli in una poesia datata novembre 1910.
L'evento al quale aveva partecipato Chavez e che aveva portato Briga e Domodossola alla ribalta internazionale era il Gran Premio della Traversata delle Alpi, istituita in occasione del Circuito Aereo Internazionale di Milano. Era il 1910, quattro anni dopo l'Expo di Milano del 1906. Il regolamento del concorso prevedeva che i partecipanti percorressero in aereo la rotta Briga, Sempione, Domodossola, Stresa, Varese, con arrivo a Milano-Taliedo, nell'arco di 24 ore dal decollo. In palio c'era un premio di 100.000 lire da suddividere tra i primi tre classificati.
L'aereo Blériot XI utilizzato da Chavez divenne famoso nel 1909 per la traversata della Manica compiuta dal pilota e costruttore francese Louis Blériot. Si trattava di un monoplano monomotore costruito in legno di pioppo e frassino, e rivestito in tela, lungo 8,40 metri e del peso a vuoto di 345 chilogrammi, che poteva raggiungere a velocità massima gli 85 km. all'ora e salire a 1000 metri di quota in 18 minuti. Una copia dell'aereo è conservata nel Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, ricostruita dall'ingegnere Piero Magni.
Ed è proprio al centenario