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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 15:33.
A gennaio esce negli Stati Uniti un libro di memorie del più controverso ex-segretario della Difesa americano Donald Rumsfeld, intitolato "Known and Unknown".
Il titolo del libro, molto azzeccato, si riferisce ad una sua famosa spiegazione della mancanza di prove sulle armi di distruzione di massa del regime di Saddam Hussein. Per alcuni analisti fu un segnale che sapere o non sapere dell'esistenza di quelle armi alla fine non faceva davvero molta differenza per il piano di invasione americano del paese mediorientale.
Alea jacta est, il dado era tratto, in ogni caso per l'uomo più potente al Pentagono. A rafforzare la tesi che l'amministrazione di Bush figlio avesse già deciso di attaccare Saddam, in seguito alla sua invasione del Kuwait e per chiudere una partita che Bush padre aveva lasciato irrisolta dopo la prima guerra del Golfo con Baghdad, è stata la pubblicazione il 20 settembre scorso di alcuni documenti riservati dal National Security Archive, un istituto di ricerca indipendente che ha ottenuto i documenti grazie al Freedom of Information Request.
I documenti rivelerebbero "memo" secondo cui Rumsfeld avrebbe chiesto poco tempo dopo dall'attacco dell'11 settembre 2001 a un esperto legale del Pentagono di trovare "sostegno" alla tesi secondo cui l'Iraq avesse legami con al-Qaeda. Non solo.
Altri memo rivelerebbero pressioni sull'allora segretario di Stato, Colin Powell, per evidenziare "in pubblico" prove di contrabbando di tubi di alluminio speciali utili per costruire apparecchiature nucleari. Prove generali del famoso video che ritrae Colin Powell che mostra le fialette in mondovisione all'Onu sui pericoli delle armi di distruzione di massa di Saddam, poi rivelatesi un bufala mondiale. Rumsfeld però era convinto che strategicamente gli Stati Uniti avrebbero beneficiato della caduta del sanguinario dittatore, di Saddam Hussein, costruendo un Medio oriente più stabile e democratico, così come auspicato dai neocons. Le cose purtroppo non sono andate come pensava l'ex segretario alla Difesa americano.
Ma è proprio questo che renderà interessante la lettura del libro di Runsfeld: se cioè l'ex segretario della Difesa, spiegherà qualche dettaglio rimasto segreto dei motivi dell'invasione dell'Iraq che poi portò, dopo 3 anni e mezzo dalla decisione al suo licenziamento da parte dello stesso presidente George W. Bush. Sarà interessante sapere se Rumsfeld parlerà dei rapporti con il premier britannico Tony Blair, e di Silvio Berlusconi, che appoggiarono la decisione di intervento e di quelli con il presidente francese Jacques Chirac e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder che invece si opposero fermamente all'America dando poi lo spunto alla creazione della più famosa definizione politica di Rumsfeld tra "vecchia e nuova Europa" (i paesi dell'Est favorevoli a Washington, quelli dell'asse franco-tedesco contrari).