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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 10:43.
Forse sarà stata la presenza del presidio Slow Food dell'Oberösterreich. Forse l'insolita apertura al pubblico della Tabakfabrik, l'antica manifattura tabacchi che costeggia il Danubio con le sue facciate austere disegnate da Alexander Popp e Peter Behrens. Forse, più semplicemente, la voglia di approfittare degli ultimi scampoli d'estate, seppur intervallati da qualche acquazzone.
Fatto sta che il Festival Ars Electronica, nella cittadina austriaca di Linz, quest'anno ha fatto registrare il numero record di 90.200 visitatori, in un insolito mix: negli spazi rugginosi della fabbrica, tra installazioni interattive, video e banchetti si alternavano le sagome nere di artisti da Kommune berlinese, drappelli colorati di studenti universitari e persino la folla allegra delle famigliole domenicali che sgambettano lungo il fiume sgranocchiando una Bratwurst.
«Scopri che cos'è successo a Linz...», scriveva nel 1939 il poeta inglese W. H. Auden, alludendo a questa cittadina di meno di 200mila anime dove il Führer trascorse l'infanzia (e che, negli ultimi anni della sua vita, avrebbe voluto trasformare nella capitale culturale del Terzo Reich). «Scopri che cos'è successo a Linz...» e oggi, un po' dappertutto, ti sentirai rispondere: Ars Electronica. In pochi decenni, grazie al festival di settembre, con annesso centro museale appena inaugurato, la città è riuscita a reinventarsi, posizionandosi a livello mondiale come crocevia di tutti coloro che lavorano tra "Arte, tecnologia e società".
E proprio qui sta il successo dell'operazione Linz: nell'essere capace di non disperdere le proprie energie in tante iniziative diverse, entrando in competizione con le grandi capitali internazionali, ma di identificare una nicchia culturale importante, quella dell'"arte elettronica", e diventarne leader incontrastato. Una lezione per molte città di media taglia soprattutto nel nostro paese, dove invece anche l'ultima Roccacannuccia si sente tanto Parigi o New York.