Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 19:17.
Un'amicizia, un amore, ovviamente la morte sono per sempre. Se le uscite di questo primo ottobre vogliono dirci qualcosa, è proprio questo. E leggendo capirete perché. Questo venerdì punta su un poker di titoli non sempre riusciti, ma di sicuro interessanti. Piaciuto a molta critica a Venezia, ma deludente, a nostro avviso, è il primo film di finzione di Ascanio Celestini, che riprende un suo eccellente spettacolo teatrale sulla pazzia e ne fa un'opera cinematografica poco riuscita.
Parliamo de «La pecora nera» e il motivo della nostra insoddisfazione è semplice: tanto era stata felice la scelta del linguaggio e del punto di vista nel documentario sul precariato moderno da call center in «Parole sante», quanto risulta sbagliato in questo lungometraggio, in cui il matt-attore, neologismo mai tanto calzante, invade la storia con la sua voce fuori campo, con ripetizioni visive e narrative, con tutti quegli stratagemmi di scrittura che a teatro hanno un senso, ma al di fuori del palcoscenico risultano pesanti e pleonastici.
Semplicemente non è cinema, nonostante la bravura di Maya Sansa e Giorgio Tirabassi, sacrificati alla presenza straripante del regista, anche come interprete. Un peccato, perché il teatrante ha talento da vendere e finora non aveva sbagliato un colpo, perché il suo stile e la sua sensibilità meritavano un risultato migliore. Ma sulla pazzia e sulle ingiustizie sociali e private (e depravate) che hanno portato a chiudere in manicomio nell'era pre-Basaglia i diversi e quasi mai i malati, per cui si cercava la repressione e mai il recupero, abbiamo ricevuto ben di più dal lavoro cinematografico e teatrale di Pippo Delbono o dalla bella fiction tv di Marco Turco. Una storia d'amore e di un'infanzia negata, di un uomo a cui tra quattro (brutte) pareti hanno chiuso anche l'anima. Il consiglio è di vederlo. Ma a teatro o nella bella edizione Einaudi del 2006 «La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico».
Altro film italiano in uscita il primo ottobre è «Benvenuti al Sud», diretto da Luca Miniero, autore di lavori gustosi con l'ex sodale Paolo Genovese. Remake del grandissimo successo francese «Giù al nord (Bienvenue Chez le ch'tis)», riporta in Italia gli stereotipi campanilistici che hanno fatto demolire al regista e attore Dany Boon ogni record d'incassi del suo paese. E riconosciamo subito che l'opera di Miniero, prodotta da Medusa e Cattleya, è meglio dell'originale. Il problema è che, però, ci voleva pochissimo: il film francese era furbo e dozzinale, esercizio di scarso stile di un comico abile, ma grossolano. Qui invece c'è uno sforzo di costruzione del film molto maggiore, c'è un bel cast- bella coppia Bisio e Siani- una scrittura più solida e momenti molto riusciti (la pantomima alla Gomorra vale il biglietto).