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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:05.
Tra i bollettini preoccupanti sulla salute del Maestro Muti e la presentazione ufficiale, oggi, della nuova stagione diretta da Alessio Vlad, l'Opera di Roma è in tempesta. Aveva puntato sulla presenza del grande direttore, che però a Chicago ha interrotto a metà la prima tornata di concerti da direttore musicale, per una serie di controlli medici a Milano.
Direttore, quali sono i punti di forza del teatro?
Innanzitutto la presenza di Riccardo Muti: il Maestro vuole venire a Roma. A lavorare. È stato con noi a giugno, per una serie di selezioni in orchestra. E tornerà il 3 dicembre, per il Moïse et Pharaon inaugurale. Posso confermare che tutta la prossima stagione è stata condivisa con lui: Nabucco e Rossini non resteranno due titoli isolati.
Ci sarà teatro di repertorio, e quale?
Nelle mie precedenti direzioni artistiche, a Genova, Ancona, Spoleto, non ho mai fatto repertorio: non so cosa sia, nell'opera. Muti inaugura con il Moïse, che non è certo repertorio, e il Novecento storico sarà presente. Tuttavia il gusto non va omologato: ogni spettacolo vale per se stesso. E la tradizione italiana non va cancellata.
Novità contemporanee?
Una prima europea di un'opera americana: sul podio Bruno Bartoletti. Ho sempre creduto nel teatro contemporaneo: pone problemi, esecutivi e di drammaturgia, che fanno crescere.
Conteranno di più i direttori o i registi?
Entrambi. Per confezionare il cartellone siamo partiti dai nomi di direttori e registi. Poi ho cercato i cantanti: avremo nomi noti, ma anche i frutti delle tante audizioni tenute in tutto il mondo. Al mio arrivo la stagione era in bianco: non era stato fissato niente. Vengo ora da Madrid, pensiamo a collaborazioni con Mortier.
Dunque lei smentisce il paventato no di Muti a Roma?
Il Maestro ci ha assicurato la sua presenza in questa stagione e nel 2012. Al di là delle etichette, dei titoli, Muti verrà con noi.
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