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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 16:11.
Era giovane. Non era bella. Era geniale. Non era felice. A quarant'anni dalla sua morte, Janis Joplin rimane una delle cantanti più idolatrate della scena contemporanea, con una schiera di fan che vanno dagli ex hippie ai giovani innamorati della sua voce roca, dolente ed energica.
Già i numeri parlano chiaro: la Joplin è fra le artiste donne top seller di sempre negli Usa, con più di di 15 milioni di dischi venduti; dal 1995 è parte della Rock and Roll Hall of Fame, e cinque anni fa ha ottenuto il Grammy Award alla carriera. Riconoscimenti postumi, che non scalfiscono il successo avuto durante la sua breve vita, ma che determinano lo status di icona cui è assurta quasi subito dopo la morte.
Ora il patrimonio della cantante è nelle mani dei fratelli Laura e Michael Joplin, che lo amministrano insieme al sito ufficiale (il cui forum è tuttora affollatissimo). Dopo un lungo periodo di incertezza e dopo aver venduto molti diritti alla Sony negli anni Novanta, di recente i due hanno reclutato il manager Jeffrey Jampol per elaborare una nuova strategia di business, sempre nel rispetto dell'integrità artistica della cantante.
Per il futuro, Jampol sta pensando fra l'altro a una serie di accessori e vestiti ispirati a Janis, una nuova collezione in vinile della sua opera, un'applicazione iPhone e, si spera, finalmente un film, dopo i tentativi andati a monte negli anni passati. Insomma: l'attualità della figura di Janis è più forte che mai. «Non celebriamo la sua morte», ha infatti sottolineato Laura Joplin in una recente intervista al New York Times. «Celebriamo la sua vita».
E la vita di Janis Joplin è quanto di più simile a una delle sue canzoni. Nata nel 1943 in Texas, famiglia middle class, fin da adolescente sviluppò un certo odio verso il suo aspetto fisico - era piccola, porcina, e con il viso devastato dall'acne. Erano gli anni del beat e Janis si innamorò rapidamente delle grandi cantanti jazz e blues, come Bessie Smith o Big Mama Thornton, per poi cercare di imitarle e trovare la propria voce, il proprio modo di dare un senso al dolore.
Dopo il diploma cominciò a girare per lo stato con la sua chitarra. Si trasferì in California, e nella San Francisco anni Sessanta si diede alle anfetamine e all'alcool, suonando, suonando, tentando inutilmente di vivere con le note. Tutto sembrava finito con il suo ritorno a casa dei genitori nel 1965, quando i Big Brother and the Holding Company la reclutarono alla voce.