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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 08:06.
Mario Vargas Llosa è uno dei grandi scrittori del nostro tempo, non un pensatore politico. Ma è stato un politico tout court: nel 1990, quando contese ad Alan Garcia (allora alla fine del suo primo ciclo politico) la presidenza del natìo Perù. Da quell'esperienza, un'immersione nelle prassi della democrazia, uscì un libro: Il pesce nell'acqua. Ci sono mescolate assieme la vita di Vargas Llosa precedente la politica, e quella campagna elettorale. Stanno fianco a fianco, un capitolo dedicato all'una cosa e un altro all'altra, perché come quasi tutti gli intellettuali della sua generazione Vargas Llosa s'è formato nel solco di una certa cultura politica, ma a differenza di altri ha attraversato una lunga evoluzione. Il Vargas Llosa che demolisce Garcia, vecchia volpe della politica, e perde a sorpresa a vantaggio dell'outsider Fujimori viene liquidato dalla stampa internazionale come un pericoloso «neo-liberista». Attorno a lui e al figlio Alvaro (affermato giornalista e libertario all'americana, oggi al californiano Independent Institute), s'agglutinano economisti e studiosi, da Hernando de Soto a Enrique Ghersi, per cui libertà e mercato sono in armonia e non in contraddizione.
Lo scrittore non può essere ridotto al politico, e le caratteristiche dell'opera di Mario Vargas Llosa la fanno parlare alle sensibilità più diverse. Vargas Llosa non è scrittore meno "impegnato" di altri: lo è in modo diverso, e proprio questa "diversità" fa sì che l'impegno non ne abbia legato la penna alla lapide di questa o quella ideologia.
Vargas Llosa ha abbandonato la più tipica presunzione degli intellettuali: l'idea che il mondo sia comunque governato da qualcuno che tira i fili, e che dunque sia opportuno che a farlo siano i più intelligenti e avveduti, l'avversione profonda per la casualità, per l'inaspettato, per la libertà come dato di fatto della condizione umana. Per apprezzare il mercato bisogna sviluppare il gusto di trovare l'ordine nell'apparenza del caos, bisogna accettare che i limiti degli individui non possono essere superati dall'ambizione del potere.
Letti Popper, Hayek e Mises, Vargas Llosa s'è allontanato mille miglia dall'izquierda "carnivora" che, in bilico fra Castro e Chavez, segna ancora il presente dell'America Latina. Negli anni, ha frequentato e aiutato fattivamente, mettendo a disposizione tutto il proprio prestigio, think tank e fondazioni che – dall'Argentina agli Stati Uniti alla Spagna – hanno cercato di opporsi all'onda social-populista.