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Sfida all'americana fra Tom Cruise e Ben Affleck ai botteghini italiani

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 09:52.

Capitano sempre più spesso quelle settimane in cui è quasi impossibile prevedere quale sarà il film di maggiore successo al termine del week-end. Le uscite di questo venerdì non fanno eccezione e, addirittura, profilano una sfida all'ultimo colpo fra due pezzi grossi del cinema americano contemporaneo. Il primo è certamente Tom Cruise che torna a lavorare in coppia con Cameron Diaz (a nove anni di distanza da «Vanilla Sky») per il film «Innocenti bugie».

Action comedy priva di grandi pretese, «Innocenti bugie» (titolo originale «Knight and Day») si basa interamente sul carisma di Cruise e del suo enigmatico personaggio Roy Miller, la cui vera identità rimane in bilico fino alle sequenze finali della pellicola. Prima della versione definitiva della sceneggiatura, firmata dall'esordiente Patrick O'Neill, il copione è stato scritto e ri-scritto da diversi autori: questo forse uno dei motivi per cui la trama risulta estremamente spiccia e tirata per i capelli, soprattutto nella noiosa seconda parte.

Il regista James Mangold - reso celebre dal successo di «Quando l'amore brucia l'anima», del 2005, sulla vita di Johnnie Cash - non è abbastanza bravo, né a coprire con il montaggio le falle della sceneggiatura, né a dirigere degli attori svogliati che non sembrano credere al progetto in cui si sono imbarcati: in particolare Tom Cruise dal quale, a due anni dalla sua ultima apparizione in «Operazione Valchiria», era davvero lecito aspettarsi qualcosa di più.

Negli Stati Uniti questo film è stato un flop, vedremo se ai botteghini italiani il prestigio del nome dell'ex Top Gun basterà a far vincere a «Innocenti bugie» lo scettro degli incassi del week-end. Un film d'azione molto diverso è quello dello sfidante Ben Affleck, regista e interprete di «The Town». Accolto trionfalmente nelle sale americane (dove ha già di fatto raddoppiato al box office il suo budget di 37 milioni di dollari), il film è inoltre reduce dalla buona accoglienza avuta alla Mostra di Venezia dove è stato presentato fuori concorso.

Tratto dal libro «Il principe dei ladri» di Chuck Hogan, «The Town» non è certamente una action comedy come «Innocenti bugie», ma un thriller-poliziesco dai toni drammatici, e a tratti crepuscolari, dove il riferimento più diretto sembra essere «Heat-La sfida» di Michael Mann. Affleck ci aveva veramente stupito con «Gone Baby Gone», il suo ottimo esordio dove il protagonista era interpretato da suo fratello Casey, mentre Ben era rimasto unicamente dietro la macchina da presa.

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Tags Correlati: Ben Affleck | Chuck Hogan | Cinema | Dennis Lehane | Jeremy Renner | Johnnie Cash | Mad Men | Patrick O'Neill | SKY | Stati Uniti d'America | Tom Cruise | Venezia

 

Il miracolo però non si è ripetuto con la sua opera seconda: se in «Gone Baby Gone» il lavoro era stato imponente e in grado di esaltare al meglio il romanzo di Dennis Lehane che ne era alla base, in «The Town» Affleck si limita a una regia piatta con pochi guizzi (seppur notevolissime sono le scene d'inseguimento) probabilmente, e giustamente, più preoccupato della sua interpretazione da protagonista del film.

Sicuramente fa meglio di lui il resto del cast, dove spicca Jeremy Renner, che riesce bene a raccontare con il suo volto la crudeltà e la violenza del quartiere di Boston dov'è cresciuto il suo personaggio. Infine gli amanti delle serie televisive godranno nel vedere Jon Hamm (il protagonista di «Mad Men») in un ruolo finalmente importante anche sul grande schermo.

Come però spesso avviene, secondo gli antichi proverbi, fra i due litiganti potrebbe godere il terzo, che in questo caso è un film italiano: «Una sconfinata giovinezza» di Pupi Avati. Dopo le lunghe polemiche estive (che potrebbero favorirlo al botteghino) del regista bolognese contro la Mostra di Venezia, che non ha voluto presentare il suo lavoro in concorso, a favore de «La pecora nera» di Ascanio Celestini, il pubblico italiano potrà finalmente decidere da che parte stare, giudicando il valore di una pellicola nostrana di cui si è parlato davvero troppo negli scorsi mesi.

Incentrato sulla vita di una coppia senza figli che si avvia verso la terza età, «Una sconfinata giovinezza» si concentra sempre più col passare dei minuti sulla figura dell'uomo, Lino, sul morbo di Alzheimer che lo sta colpendo e sui ricordi della sua adolescenza spensierata. Avati si dimostra bravo a giostrare i cambi temporali nella storia e a dirigere un buon cast, con al centro Fabrizio Bentivoglio, che si conferma uno dei migliori attori italiani in circolazione.

Peccato invece per uno stile spesso più da fiction televisiva che da film per il grande schermo, che toglie spesso credibilità all'importante tema che si vuole raccontare.
Se possono risultare toccanti diversi spunti della sceneggiatura, lo stesso non si può dire del finale dell'opera, preda di un facile onirismo e che avrebbe invece richiesto una conclusione ben più solida e verosimile.

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