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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 11:37.
È un pezzo da cineteca, un vero gioiello di restauro dell'unica copia in nitrato esistente, quello che sarà proiettato in anteprima nazionale al Teatro Giacosa di Aosta, venerdì 22 ottobre: si tratta di «Spazzacamini della Valle d'Aosta», regia di Umberto Paradisi, un film realizzato nel 1914 e musicato oggi dal vivo da Beppe Barbera e dalle trenta voci della Corale Grand Combin. Non è certo una storia allegra, tenera e romantica, come quella che solitamente viene associata alla vita dello spazzacamino per eccellenza: quello di Mary Poppins.
Questo film, invece, racconta con grande realismo - inusuale per quell'epoca, quasi agli albori del muto, in cui il cinema era puro svago e intrattenimento - il duro contesto sociale degli inizi del Novecento, la povertà endemica di molti comuni valdostani, i tanti bambini di cinque/sette anni costretti a lasciare le famiglie per andare a fare gli spazzacamini nella ricca città di Torino. Storie di infanzia negata, di sfruttamento, di violenza. Di bambini costretti a sopportare i soprusi degli adulti per evitare un terrore ancora maggiore, quello di essere abbandonati e morire di fame.
Un piaga sociale sotto gli occhi di tutti, raccontata cinematograficamente per la prima volta nel 1914 proprio da questa pellicola della Pasquali, una casa di produzione torinese dell'epoca, molto attenta alle tematiche civili. La struttura narrativa è collaudata, incentrata sul tema molto popolare e romantico: la classica storia d'amore tra un nobile e una contadina e il frutto del loro amore, il piccoloTonino, che vive nel paesino di Polain ed è costretto a fare lo spazzacamino. La coppia, inizialmente osteggiata, alla fine vince e Tonino recupera la sua famiglia. Ma il film, in quanto denuncia sociale, non è a lieto fine. C'è, infatti, un altro bambino, che muore soffocato nella canna fumaria e c'è l'immagine di un'altra una madre, spezzata dal dolore, sulla quale si chiude il film.
Il film «Spazzacamini della Valle d'Aosta», con le sue riprese in esterno, che lo rendono un vero e proprio documento storico, anticipa, quasi agli albori della storia del cinema, la grande stagione del Neorealismo italiano, che tornerà a parlare di infanzia, nel 1946, con «Sciuscià» di Vittorio De Sica. Nel 1922 la Pasquali realizzò una seconda opera incentrata sulle tematiche sociali, con un occhio di riguardo per l'infanzia, dal titolo «Lo strano viaggio di Pim-popo». Anche in questo caso, l'unico esemplare della pellicola sopravvissuto è stato ripescato e restaurato dalla Cineteca Italiana di Milano, in collaborazione con «L' immagine ritrovata» di Bologna e il Museo del Cinema di Torino ed è stato presentato al festival di Locarno nel 2008. È stato realizzato anche un Dvd.