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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 08:05.
Massimo Russo ha 26 anni, lavora come carrellista sulla linea dell'Alfa 159, ha due figli, uno di tre anni e l'altro di 11 mesi. È lui, insieme ad altri mille colleghi, il vero protagonista del libro di Paolo Picone, collaboratore del Sole 24 Ore, Per grazia ricevuta. Fiat Gian Battista Vico Pomigliano: diario di una lotta (Tullio Pironti Editore, pagine 205, 12 euro). Picone, infatti, ha scelto di raccontare questa fabbrica attraverso le vicende personali, i loro drammi e le loro piccole felicità. Un registro che si intreccia con la cronaca quotidiana che inizia il 5 dicembre del 2007, giorno della genesi del primo piano Marchionne che avrebbe dovuto rilanciare con investimenti in formazione e in tecnologia questo stabilimento, e che si conclude nel luglio del 2010 con il referendum in cui non c'è un sì plebiscitario al secondo piano Marchionne. In 120 giornate, Picone compone un mosaico i cui tasselli sono frammenti che danno luce a una quotidianità fatta di vita in fabbrica e di lotte sindacali (la prefazione è di Giovanni Sgambati, segretario della Uilm-Uil Campania), che hanno come filo rosso il senso di distanza con cui accadono le cose: la comunità campana, infatti, è sempre in ascolto, attende notizie da Torino, si rende conto che ora adesso a contare è pure Detroit, riceve informazioni parziali, poi arriva la nota ufficiale del Lingotto, quindi si spargono voci fra i sindacalisti locali, ecco a un certo punto che parlano Bonanni e Epifani. Proprio questo senso di marginalità e di perenne precarietà è uno degli elementi più interessanti di un racconto corale affidato ai colletti blu e bianchi di uno degli ultimi avamposti del nostro sud manifatturiero.
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