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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 06:40.
Domani papa Benedetto XVI, nel corso della sua visita in Spagna, consacrerà la Sagrada Familia di Barcellona, la cui prima pietra era stata posta più di un secolo fa, il giorno di San Giuseppe dell'anno 1882.
Prima di seguire il Santo Padre sotto le volte vertiginose del capolavoro incompiuto di Antoni Gaudí, chi non è mai stato a Barcellona farebbe bene a mettersi in coda sul Paseo de Gracia e salire sul terrazzo di una delle opere più acclamate del grande architetto catalano, Casa Milá, che offre la vista certamente più spettacolare della non lontana mole del Tempio. Non a caso questo edificio civile è stato immaginato da Gaudí come una montagna sacra sormontata da una statua della Vergine a ricordo del santuario di Monserrat che è legato anche l'origine della Sagrada Familia. Infatti, dopo la peste che infierì sulla città tra 1865 e il 1867, un gruppo di intellettuali cattolici capitanati da Josep Mari Bocabella che si erano rifugiati a Monserrat per sfuggire al contagio progettarono l'erezione in città di un tempio espiatorio dedicato alla Sacra famiglia la cui costruzione, finanziata solo dalle elemosine, sarebbe diventata un'occasione esplicita di redenzione sociale. Francesc de Paula del Villar, architetto della diocesi, venne incaricato del progetto che si fermò tuttavia alla sola costruzione della cripta perché, a causa di disaccordi insanabili, nel 1883 egli abbandonò il cantiere facendo posto a Gaudí, che nel frattempo stava lavorando alla Casa Milá e al Parco Guell.
L'avvento di Gaudí fu come un vortice: egli fece piazza pulita di ogni convenzione stilistica e ideò un edificio modellato come da tornado che solleva in alto tutto quel che incontra sulla via e lo compatta nella forma aereodinamica di una vertiginosa spirale. Gaudí intendeva dare una forma plastica al mondo spirituale. Non solo. Organizzò il cantiere come una comunità cristiana dove, in perfetta armonia, si esaltava la nobiltà del lavoro collettivo e manuale come al tempo delle grandi cattedrali gotiche. E per anni seguì il suo progetto, finché lunedì 7 giugno 1926, lasciando la Sagrada Familia – dove aveva insediato il suo studio e un letto per dormire – venne improvvisamente investito da un tram e raccolto da due persone che non riconobbero in lui il famoso architetto. In tasca, al posto dei documenti, aveva solo una manciata d'uva passa e qualche noce. Portato all'ospedale, morì due giorni dopo lasciando incompiuto il grande capolavoro della sua vita: un'opera, aveva detto, «che è nelle mani di Dio e del suo popolo».