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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2010 alle ore 18:58.
"Da alcuni anni a questa parte i due punti di riferimento, i valori e le istituzioni, sono state messe da parte. La base di tutto nella vita di un popolo sono le istituzioni, per quanto riguarda il Paese, la collettività, e i valori per quanto riguarda i singoli". Lo ha dichiarato il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in una conversazione con Radio 24 per "Italia in controluce". Così Ciampi spiega perché l'Italia di oggi non è il Paese che sognava da giovane. Ed è questo il titolo del libro appena pubblicato ("Non è il Paese che sognavo"), frutto di un colloquio con Ciampi del vicedirettore del Sole 24 Ore Alberto Orioli.
"La classe dirigente che ha perso questi riferimenti" e manca, dunque, l'esempio: "Ci sono persone nei posti di responsabilità che non si rendono conto di quanto male facciano con certi comportamenti", ha aggiunto Ciampi, con riferimento agli scandali che quotidianamente sono in prima pagina sui giornali, dalla corruzione all'evasione fiscale, dagli attacchi alle istituzioni e alla Costituzione alle prostitute nei letti dei potenti. Ma la stagione di Berlusconi "non è finita perché ancora non ha preso prevalenza il riferimento fondamentale ai valori e alle istituzioni. Non è questione di alcuni singoli atti, ma di forma mentis che ancora non è tornata ad essere quella della classe politica italiana", aggiunge il presidente.
In questo degradamento morale, fa la sua parte anche la televisione: "Non c'è dubbio che paghiamo la diseducazione degli strumenti televisivi. Oggi vediamo balletti, fanciulle che volteggiano. Non voglio fare il moralista, ma di cervello se ne sente poco in giro".
Nell'intervista a Radio 24 Ciampi denuncia anche il tradimento dell'impegno assunto con l'Europa di conseguire un avanzo primario (il saldo di finanza pubblica al netto degli interessi da pagare per il debito) pari al 4,5% del Pil ogni anno:
"Se noi torniamo a quell'impegno, automaticamente il rapporto debito/Pil che, invece di scendere, è salito, oggi sarebbe al 60-50%. Con un avanzo primario del 4,5% automaticamente lei ci paga gli interessi per i quattro quinti". L'impegno assunto con l'Europa al momento di entrare nell'euro "è stato subito, nel giro di due anni, abbandonato. Noi fummo accolti nell'euro sulla base di quel'impegno che io presi come ministro del Tesoro, non come Carlo Ciampi, ma come Governo italiano".