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Fiumi di soldi e vodka sul lago formato dal fiume Dnepr. Chernobyl riviera

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 12:08.

Tra Kiev e Chernobyl (Cornobyl in ucraino) c'è un grande bacino d'acqua formato dal fiume Dnepr, sulle cui sponde si trovano le nuove ville dei ricchi, persino sul versante del sito nucleare, a nord-ovest: una zona che qualcuno, non senza ironia, chiama la Riviera di Chernobyl e che si è sviluppata solo di recente. Ma la denominazione ufficiale sarebbe Kievskoe more, mare di Kiev, anche se le dimensioni del bacino artificiale sono quelle di un lago come il Maggiore.

Più si va verso nord–ovest — la direzione di Chernobyl — e il confine con la Bielorussia, più la natura è selvaggia e il territorio spopolato. Si possono pure incontrare i lupi. Come nel recente The World Without Us ("Il mondo senza di noi"), il libro di Alan Weisman, e prima ancora Dissipatio H.G. di Guido Morselli, se scompare il bipede fetente la natura si riprende i territori da cui è stata cacciata, con una velocità più alta del previsto e un selvaggio e caotico desiderio di rivalsa. Ma i tempi della decontaminazione sono troppo lunghi per una vita umana: dall'incidente al reattore numero 4 della "Centrale nucleare Vladimir Ilic Lenin" sono passati 24 anni e gli abitanti di Kiev, incoraggiati dalla presenza di animali e piante, vogliono godersi il loro mare. Vicino a Strakholissija, a mezz'ora d'auto da Chernobyl, ha casa il presidente Viktor Janukovic.

L'attività immobiliare, legata alle seconde case, è forte. «Nel 99 per cento dei casi — dice Andrej Petrovickij, della Res (Real Estate and Service, www.res.com.ua) — si tratta di ville costruite negli ultimi quattro anni. Quelle vecchie non sono molto ambite e si possono trovare sui 15mila euro». E le nuove? «Il prezzo più basso che ho trovato è stato 350mila euro. Quello più alto 11 milioni di euro. Parliamo sempre di ville sull'acqua. Il prezzo ovviamente dipende da diversi parametri. Grandezza, finiture, presenza di un approdo per la barca e anche dal vicinato». Alcune sembrano fortezze con immancabile contorno di Hummer, il fuoristrada corazzato più amato in Est Europa (anche per motivi non del tutto edonistici: ghiaccio d'inverno, buche sulle strade). Il fenomeno si è accelerato nell'ultimo decennio quando l'Ucraina ha iniziato a riprendersi dalla crisi successiva al crollo dell'Unione Sovietica: allora la moneta nazionale era "buona per la stufa" e i lavoratori venivano pagati con la merce dalle aziende.

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Tags Correlati: Cultura | Greenpeace | Hummer | Jurij | Kievskoe | Onu | Russia | Viktor Ju

 

Ma non c'è pericolo per le radiazioni? «Sono passati oltre vent'anni dall'incidente. Le particelle radioattive più pericolose sono decadute. Le altre non sono particolarmente pericolose. Non più dei raggi ultravioletti in posti molto caldi come la Sicilia», risponde Petrovickij. La pensa diversamente Mikhajl Alandarenko, giornalista di Radio Free Europe. Alandarenko si è trasferito da Mosca a Kiev ai tempi della "Rivoluzione arancione" e della vittoria di Viktor Jušenko (sfigurato al volto da un avvelenamento per diossina, tanto per stare in tema, forse provocato dai russi), e spiega che la presenza degli animali, dei boschi e dell'aria pulita trae in inganno: «Il problema dei luoghi contaminati è la polvere radioattiva. Quando si solleva un vento anche leggero si mischia all'aria e la respiri. La gente più di buon senso costruisce nelle zone più lontane da Chernobyl come Ukrainka, Kon a Zaspa e Puša Vodyca". Quest'ultime sarebbero "non contaminate", anche se sono controversi i dati sugli effetti dell'incidente nucleare più grande della storia (l'unico a livello 7, il massimo della scala internazionale Ines).

Secondo un rapporto scientifico è mutato strutturalmente il sangue degli abitanti di Kiev (2,8 milioni ufficiali, più un altro milione e rotti non registrati, circa un decimo dell'intera popolazioni ucraina). Greenpeace, l'organizzazione ecologista più presente nei Paesi ex comunisti, nel rapporto "Cernobyl, il costo umano di una catastrofe" del 2006, riporta i risultati di uno studio, pubblicato poi nel 2009 dalla New York Academy of Sciences, che prevede 231-264 mila casi fatali di tumore in 70 anni, su un totale di circa 1 milione di decessi previsti, incluse le patologie non tumorali. Ma persino i Verdi del parlamento europeo prendono le distanze, riportando il conto finale tra trentamila e sessantamila. Secondo l'Onu si arriverà a quattromila. L'unico dato che mette d'accordo tutti è quello dei morti durante l'incidente e le operazioni di soccorso: 65. Tornando al mare di Kiev, non bisogna dimenticare che il vento ha sparso le novanta tonnellate di materiale radioattivo a nord-ovest di Chernobyl: in Russia, Bielorussia, Polonia, Paesi Baltici e Scandinavia. Non verso il bacino artificiale del Dnepr e la capitale.

Ovunque prevale — com'è fisiologico — la voglia di dimenticare. Chi ha la seconda casa sul lago, indipendentemente dalla distanza maggiore o minore da Chernobyl, passa il fine settimana a passeggiare nei boschi, nuotare, andare in bici e in barca, pescare, raccogliere mirtilli, funghi, godersi la natura nei luoghi dove è stata più umiliata (non mancano feste e da qualche giardino arrivano fuochi d'artificio). Tutte quelle cose che fanno gli ucraini — e i russi in genere — nel fine settimana o d'estate. Naturalmente, poi, il pesce pescato e i frutti di bosco e i funghi raccolti vengono mangiati. Per Greenpeace, chi lo fa è un pazzo. A Kiev gira la leggenda metropolitana che nel menu a base di cacciagione di alcuni ristoranti ci sia selvaggina dei boschi intorno a Chernobyl». Capriolo, lepre, cinghiale che sia, ma probabilmente radioattivi. E le leggende metropolitane sono il termometro degli incubi più popolari.

Tra i nuovi ricchi e i gli abitanti fissi — quelli che non vivono sulla linea dell'acqua nelle nuove ville ma nelle vecchie case all'interno — sussiste una barriera. I due elementi non si mischiano e i residenti si chiedono come avranno fatto a trovare tutti quei soldi, ad avere il permesso di costruire proprio sull'acqua, mentre le loro case cadono a pezzi. Le ville dei ricchi — politici (oligarki) soprattutto, personaggi della televisione e biznezmani, cioè imprenditori — sono ben recintate e protette. Ma il tasso di criminalità sul "mare di Kiev" è più basso che nella capitale, in particolare nei quartieri dove i profughi dell'incidente nucleare sono stati trasferiti e dilaga la delinquenza giovanile.

Per chi volesse spingersi oltre la Zona di Esclusione, che si allarga per trenta chilometri intorno al reattore, c'è solo la possibilità di una visita organizzata: «Si può andare dove si vuole — spiega a IL Jurij, che lavora per l'agenzia Ukrainianweb.com, specializzata nel tour — e fermarsi ugualmente quanto si vuole. A meno che il posto sia classificato ad accesso ristretto sulla mappa delle radiazioni». È possibile trascorrere più tempo a Pripjat, la principale città vicino a Chernobyl: ora una città fantasma, con le piante che invadono le case.

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