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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 17:32.
Volete farvi insultare? Scegliete come mestiere il produttore cinematografico! Non c'è nessun regista o attore o direttore della fotografia che non abbia avuto parole di fuoco per quella «sanguisuga» che deve «cacciare» i soldi per realizzare un film.Dino De Laurentiis, scomparso stamattina in California alla bella età di 91 anni, era il produttore più produttore che si possa immaginare.
Senso del business e senso dell'arte, senza fare troppo caso ai possibili cortocircuti che si possono creare, anzi, che inevitabilmente si creano. E dunque, Roberto Rossellini e Federico Fellini, David Lynch e Sydney Pollack. Ma anche, ovviamente, Totò, le megaproduzioni della «Hollywood sul Tevere», il remake di «King Kong» e «Hannibal», il genio del male.
Almeno due sono le cose che incantano nella vita di Agostino (Dino, fin da ragazzo) De Laurentiis: l'essere partito assolutamente dal nulla, da garzone di panetteria nella natia Torre Annunziata; essere riuscito, nella sua lunga vita, a risorgere mille volte da travolgenti insuccessi subito dopo aver raggiunto il massimo del successo.
Due Oscar, con «La strada» e «Le notti di Cabiria»; il premio Irving Thalberg dell'Academy ricevuto nel 2001 alla carriera. Ma anche disastri commerciali epocali: il fallimento di Dinocittà, da lui creata a Roma per ospitare mega-produzioni; i flop al botteghino di film costati grandi capitali come (un esempio fra tutti) «Flash Gordon».
Ma Dino non si è mai piegato. Nemmeno quando è andato a rotoli il matrimonio con la donna più bella del mondo, quella Silvana Mangano che proprio lui aveva lanciato in «Riso amaro». Innamorato perso di lei, non aveva saputo tenersela stretta. Una delusione cocente, ma che vuoi?, la vita è così.
Dopo Torre Annunziata, dopo la gavetta nella nascente Cinecittà, dopo il magico sodalizio con Carlo Ponti, dopo, dopo, dopo, ecco la nuova vita (con nuova famiglia) sulle coste del Pacifico.
Fra i tanti cervelli che l'Italia si è lasciata sfuggire, Dino non è stato certo il minore. Giusto rimpiargelo anche se le lacrime di molti che ora lo piangono sono, purtroppo, lacrime di coccodrillo.