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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 18:16.
La donna è al centro della sesta edizione del Lucca Digital Photo Fest (20 novembre-12 dicembre) nella sua multiforme essenza. La donna come musa da fotografare, come fonte d'ispirazione, come artista che scruta il soggetto per poi fissarlo nel tempo con un clic. Delle diciassette mostre proposte dalla kermesse ne abbiamo scelte due: Bye, Bye Baby Marilyn, in omaggio alla femminilità (chi meglio di Marilyn Monroe potrebbe rappresentarla?) e Horst P. Horst (curata da Enrico Stefanelli), ovvero Horst Paul Albert Bohrmann, uno dei più importanti fotografi di moda, che con uno scatto ha catturato il glamour di Marlene Dietrich, Rita Hayworth, Coco Chanel (voleva essere fotografata solo da lui), Maria Callas e Joan Crawford.
Tanto per citare qualche nome, a cui si aggiungono Salvator Dali, il presidente Truman, Jacqueline Kennedy e il nostro Arturo Toscanini. Il 1930 fu l'anno della svolta quando a Parigi il tedesco Horst conobbe il barone russo George Hoyningen-Huene che lo introdusse nella redazione di Vogue.
Sono una cinquantina le foto esposte a Palazzo Ducale, in collaborazione con la Staley-Wise Gallery di New York. Un viaggio quasi tridimensionale tra figure rese immortali, la cui bellezza fisica viene accompagnata dalla bellezza della messa in scena e da uno studio attento delle luci. La schiena nuda di una donna fasciata in un busto nella famosa istantanea intitolata Corset, ripresa da Madonna nel video musicale di Vogue, diventa un "quadro" metafisico. Così come in Spider, dove la figura femminile assume le fattezze di statua classica. Se De Chirico inseriva l'elemento classico nei sui quadri di ben altra natura, Horst fa lo stesso con le sue muse per dar loro un senso di eternità e per creare una visione personale dell'arte fotografica. L'incontro tra chiari e scuri, tra sogno e realtà, sintetizza questa visione.
Sono circa ottanta invece le fotografie dedicate alla "divina" Marilyn suddivise in tre sezioni. Il mito viene raccontato attraverso le immagini di grandi fotografi, da Bert Stern che ritrae l'attrice sei mesi prima della sua tragica morte, a Richard Avedon che si diverte a trasformarla in Clara Bow, Theda Bara, Marlene Dietrich e Lillian Russell. La diva bionda gioca a fare la femme fatale. Poi passano in rassegna le foto dell'amico John Florea che cerca di cogliere la personalità, i sentimenti e gli atteggiamenti di una donna dai molti volti segreti e le immagini di Bruno Bernard colui che per molti ha lanciato il mito. La mostra, curata da Giuliana Scimè, si chiude con una sezione rivolta al merchandising: portachiavi, tazze da tè, sottobicchieri, calendari, orologi, magliette, piatti, telefoni, bottiglie di vino e francobolli, ovviamente tutti targati Marilyn Monroe.