Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 20:08.
Torna in scena a Milano "La Trilogia della Villeggiatura" ed è già tutto esaurito. Sarà la certezza di poter apprezzare una rappresentazione di alta qualità (Premio Ubu 2009) o piuttosto la regia di Toni Servillo che è al top della celebrità con le ultime produzioni cinematografiche, è sicuramente anche la firma di Goldoni che con i suoi spaccati sui vezzi e le contraddizioni della piccola borghesia si conferma autore attualissimo.
Le tre commedie scritte nel 1761 - le Smanie, le Avventure, il Ritorno - sono state sapientemente concentrate in un'unica opera in due atti (grazie alla coproduzione di Teatri Uniti e Piccolo Teatro di Milano) che si sviluppa in modo sciolto per la durata di tre ore. Servillo ha saputo mettere in scena un affresco leggero e frizzante, che disegna fedelmente un piccolo mondo borghese al suo crepuscolo, con i suoi difetti, ipocrisie e vezzi.
Tutta la commedia ruota intorno alla figura di Giacinta, protagonista passionale e determinata, rappresentata dalla convicente Anna Della Rosa, che conduce il gioco delle sottili ipocrisie fino a portarlo all'estremo, in un meccanismo infernale che segnerà alla fine, inesorabilmente, anche il suo destino. La recitazione è nitida ed essenziale ed è un piacere godere dello spessore di un attore come Paolo Graziosi nel ruolo del padre della protagonista, così come apprezzare le capacità vocali di Tommaso Ragno nella parte di Guglielmo innamorato di Giacinta ma costretto suo malgrado a sposare un'altra, o piuttosto divertirsi alle risate cristalline di Mariella Lo Sardo nella parte dell'intrigante Costanza o, alle performances di Marco D'Amore che si sdoppia fra il perfido Fulgenzio e l'esilarante ‘idiota' Tognino.
Nel cast di bravi attori, spicca comunque lui, Servillo, che nello spettacolo si è ritagliato la parte non centrale ma sicuramente fondamentale dello squattrinato ‘tombeur des femmes' Federico che gigioneggia con una brava Betti Pedrazzi nei panni di una ricca e ormai matura vedova. Da affermato istrione Servillo indossa gli abiti (rosso fuoco) di un convincente 'scroccone' pronto a immolarsi per una lauta 'donazione' e sembra così compiacersi di quelli che per lui sembrerano semplici esercizi di stile.
Al Piccolo Teatro Grassi
via Rovello, 2 Milano
fino al 12 dicembre