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Cultura-Domenica > Cinema

Marisa Berenson si racconta e il fascino di Lady Lyndon si conferma senza tempo

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 16:41.

Marisa Berenson incanto luminescente. Percepisci subito l'aura da leggenda vedendola dal vivo. E' la quintessenza dello charme, una donna bellissima, principessa d'altri tempi nei modi e nei gesti. Il celebre sguardo è abbacinante, gli occhi due fari color smeraldo iridescente che riflettono senza pudore i segreti reconditi dell'anima. La silhouette perfetta fasciata da un abito nero elegantissimo, ballerine ai piedi, un unico anello a forma di serpente adorna le mani aristocratiche che muove con grazia danzante. Madamigelle Marisa è in Italia per la presentazione della sua autobiografia spirituale " Momenti intimi" tradotta da Tommaso Gurrieri e pubblicata da Barbès editore.

Se le chiedi se è cosciente di essere un'icona irraggiungibile, sorride e risponde: " Non credo, lasciamo quella definizione alle immagini sacre, sono semplicemente una donna molto fortunata ". A proposito della sua proverbiale bellezza dice: " L'ho sempre vissuta in maniera inconsapevole mi coglie sempre di sorpresa e la riconosco solo attraverso gli altri". Il tempo non ha intaccato per nulla il suo splendore. Lei lo attribuisce alla spiritualità, conquistata e coltivata negli anni, custodita come un tesoro che con generosità trasmette a chiunque si avvicini. "Fin da piccina sentivo intensamente un flusso di energia come un fiume in piena che mi ribolliva dentro.

Ero smaniosa sempre alla ricerca di risposte, inseguivo il senso dell'esistenza, della mia presenza in questo pianeta. E ho iniziato a cercare, cercare, senza tregua. Filosofia, cattolicesimo, buddismo, induismo, sono stata un lungo periodo in un ashram, e ho compreso che c'è un unico filo conduttore. La divinità è tangibile, ci appartiene, alberga dentro di noi, basta entrarci in contatto e trasmetterla agli altri. Non mi sento mai sola, mi fanno compagnia gli angeli protettori, i miei serafini, la presenza costante nel cuore delle persone che ho incontrato, tante, specialissime".

Un destino privilegiato quello di Marisa, il papà Robert Berenson, un grand'uomo di radici lituane ed ebraiche lavorava con Onassis, prima della nomina come ministro durante la presidenza di John Kennedy, la mamma, la contessa Maria Luisa Yvonne Rada de Wendt de Kentor che preferiva farsi chiamare Gogo Schiapparelli, figlia della mitica stilista Elsa Schiapparelli, confidenzialmente per Marisa nonna Schiap, il nonno Wilheim de Wendt de Kentor filosofo teosofico e medium.

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L'amatissima sorella Berry fotografa e moglie di Anthony Perkins, scomparsa l'undici settembre nell'attentato alle torri gemelle, un terremoto emotivo per Marisa che afferma: " Senza la fede mi sarei frantumata in migliaia di pezzettini". Fragile creatura dalle mille risorse la Berenson vanta una carriera senza eguali. Top model per Vogue fotografata da Avedon e Penn, Luchino Visconti la consacrò al cinema in Morte a Venezia. " Luchino è sempre con me, sulla mia spalla, aveva una qualità soprannaturale, sapeva " vedere" le potenzialità delle persone. Mi ha dato la chance della mia vita. Ero una ragazzina, spregiudicata, provenivo dal mondo della moda, nessuno mi avrebbe dato un'opportunità di quel genere, figurarsi un regista come lui. Non sapevo recitare, ero timida, il cinema era un miraggio.

Mi scelse per il ruolo della moglie di Dirk Bogarde in " Morte a Venezia". Il ruolo mi terrorizzava, dovevo correre incontro a mio marito per soccorrerlo attraversando la folla, sconvolta al limite dello svenimento. Incredibile, non sentii più la paura sul set, mi sentivo a casa. Mai dimenticherò le sue parole al mio esordio: "Hai fatto un'entrata alla Bernhardt, se pensi di continuare la carriera d'attrice hai la mia benedizione". Una consacrazione premonitrice, dopo venne Bob Fosse che la volle in "Cabaret", e poi è arrivato Stanley Kubrik che la rese immortale nel film "Barry Lyndon. " Ore estenuanti al trucco-ricorda Marisa- tempi di preparazione interminabili, mi sentivo stremata. Stanley m'incoraggiava dicendomi: "Nessuno in tutta la tua vita, ti raffigurerà così bella". Sacrosanta verità, Lady Lyndon è tatuata per sempre nella memoria collettiva.

Oggi la Berenson, a quasi sessantaquattro anni, decide di aprire il suo personalissimo album di ricordi, e illumina dall'interno le pagine della sua avventura di vita. Puzzle di passioni, ricordi, incontri, gioie, dolori, ordinati in ordine alfabetico. Il primo capitolo lo titola: Amore, che per lei rappresenta "la più nobile grazia che sia data all'essere umano" Lo racconta attraverso l'incontro con il grande artista e caro amico Pippo Delbono e Bobò, l'attore sordomuto punta di diamante della Compagnia Delbono. Per Marisa il loro sodalizio è " Formidabile esempio dell'amore senza condizioni, il solo che ai miei occhi valga". Le pagine scorrono velocissime, la Berenson ci prende per mano, tenendoci ben stretti in un abbraccio emozionale ci accompagna nel più bel viaggio che si possa immaginare. Dentro una vita da favola, la sua.

L'infanzia tra New York, Parigi, Roma, la sua famiglia, ci presenta i suoi amici: Andy Warhol, Truman Capote, Liza Minnelli, Clint Eastwood, Luchino Visconti, Salvador Dalì. A cuore aperto, confidenziale e calorosa ci svela la sua sostanza esistenziale, impasto dolce e palpitante di sogno, luce, armonia, pace. Leggere per immergersi nel flusso della sua energia è un'emozione nuda, intensa, toccante, che innamora.

"Momenti intimi" di Marisa Berenson, traduzione di Tommaso Gurrieri-pag 256- euro 18,00- Edizioni Barbès - Firenze

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