Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 17:21.
"In questi luoghi bisogna assolutamente diventare artisti": così Johann Wolfgang von Goethe parlava dell'Italia. Proprio lui che l'Italia la visse, la scrisse, la amò. E non a caso l'incipit della poesia, "Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?", divenne la quintessenza della nostalgia degli artisti per l'Italia.
Non a caso, perché anche grazie a Goethe il "viaggio in Italia" si confermò un topos costante nella vita artistica di letterati e pittori. Molti di loro rimasero nel Bel Paese per anni, altri addirittura elessero la penisola come seconda patria.
Ad ispirarli, il fascino della dimensione storica, il profondo senso di cristianità, la luce brillante del sole meridiano, i paesaggi multiformi, la natura selvaggia e ben coltivata, la vita agreste. Tutti motivi che generazioni di pittori cercarono di immortalare con un olio, un acquerello, un dipinto, un cartone, uno schizzo.
Per ripercorrere questo intenso viaggio, la Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe ha allestito negli spazi del museo la mostra "Viaggio in Italia. Pittori in viaggio 1770-1880", fino al 28 novembre.
Il Vesuvio, la grotta di Nettuno presso Tivoli, la grotta di Matermania a Capri, il lago di Nemi sono solo alcuni dei soggetti rappresentati tra la seconda metà del ‘700 e l'inizio dell'800. Attratti dal fascino della dimensione storica, ma affascinati altresì dalla mutevolezza e molteplicità delle forme che il paesaggio italiano sapeva assumere, artisti come Hubert Robert e Jean-Honoré Fragonard, ma anche Jakob Phillip Hackert, Wilhelm Friedrich Gmelin e Joseph Anton Koch rappresentarono magistralmente cascate d'acqua, grotte, vulcani e gole, con l'intenzione di rendere tutto questo un unicum armonioso e ideale.
Dopo il periodo dei nazareni, ispirati dal primo rinascimento italiano e dedicati all'affresco di motivi cristiani ma anche di scene tratte dai poemi epici dell'Ariosto, negli anni Venti e Trenta dell'Ottocento lo sguardo si sposta nuovamente sulla natura.
Questa volta la protagonista assoluta è la luce meridiana. Che può illuminare un tronco nodoso, così come le rovine di un antico chiostro (si pensi al chiostro Santa Scolastica presso Subiaco ritratto da Carl Blechen nel 1832). Capri, in particolare, diventa meta irrinunciabile di viaggio e immancabile soggetto da ritrarre, soprattutto dopo la riscoperta artistica della grotta azzurra da parte dei pittori Ernst Fries e August Kopisch nel 1862.