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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2010 alle ore 09:58.
Corchiano, quattromila abitanti, nel viterbese, è il «comune più virtuso» del paese. Ricicla l'85 per cento dei rifiuti, privilegia la filiera corta e gli orti urbani, aspira a raggiungere l'autonomia energetica. Progetti resi possibili da una comunità salda e iperattiva e da un'integrazione concreta degli immigrati
Qualcuno potrebbe definirlo un comune anarchico con tendenze autarchiche. Non per niente batte moneta (l'ecoeuro) e studia per rendersi energeticamente autosufficiente con il fotovoltaico (operazione "Tetti in Comune"). Le sue banche sono quanto meno originali: c'è la banca dei Semi (il presidente è l'assessore alle Attività produttive, Massimo Crescenzi, sostenitore del pomodoro di Fratta e organizzatore di leggendari scherzi telefonici) e c'è la banca della Memoria, dove i vecchi depositano i segreti del paese sotterraneo, bucherellato da cantine e camminamenti che risalgono ai Farnese, ma anche i racconti della vita contadina e la sapienza legata alla terra. Hanno già fornito le prime tracce per ritrovare un vitigno disperso chiamato "l'Uva di Lando", perché appunto, si trovava nella proprietà di Lando. Qualcun altro potrebbe giudicarlo un caso da studiare. Corchiano, quattromila abitanti, a 38 chilometri da Viterbo, terra dei falisci (da non confondere con gli etruschi, altrimenti qui si offendono), ha ottenuto il titolo di comune "a cinque stelle" 2010: è cioè il più virtuoso d'Italia (www.comunivirtuosi.org) e ha risolto molti dei problemi che straziano tutti, a cominciare da quello dei rifiuti.
La verità è che Corchiano è un paese felice, anche se la parola va usata con cautela. Felice non perché su questa comunità, affacciata su una forra, romantica in senso letterario (alti alberi, natura selvaggia, una coppia di aironi che vola su indecifrabili rovine, mentre il fiume scorre in fondo, tra le rocce tufacee) si è acceso il riflettore della bontà, ma semmai il contrario. Corchiano è virtuoso perché è felice. Ha costruito un suo lieve ecosistema, legato a luoghi e persone, alla corsa verso il mitico impatto zero, alle passeggiate notturne per vedere i gufi, le civette, le lucciole o i pipistrelli di Pian Sant'Angelo, "monumento naturale" di 262 ettari gestito dal Wwf: le querce in mezzo agli uliveti, le siepi-rifugio per gli uccelli, l'incantesimo della via Merina, antica strada affiorata tra gli ulivi. Sulle pietre si vedono ancora i segni delle ruote dei carri. «Corchiano - racconta Raniero Maggini, 38 anni, vicepresidente del Wwf Italia, che ha seguito la storia dall'inizio e collabora con l'amministrazione - è passato dalla disgraziata abitudine di scaraventare la spazzatura in fondo alla forra (sacchetti, carcasse d'auto e lavatrici), alla bonifica quasi totale». A una raccolta differenziata "porta a porta" che arriva all'85 per cento, con l'obiettivo del 99. Senza mugugni, anzi.