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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2010 alle ore 17:25.
C'è fermento in via Nizza angolo via Cagliari. A questo indirizzo si respira l'eccitazione dei grandi eventi e tutti sono in fibrillazione, dal portiere, ai guardasala, agli operai che stanno finendo i lavori. È un po' di tutti il nuovo Macro di Odile Decq. E lei lo sente tale: «La sfida più grande per un architetto è quando l'opera inizia a vivere una vita propria, soprattutto dopo averla accompagnata nei suoi studi e nella sua costruzione per 10 anni. Oggi questo momento è arrivato e io mi auguro che i romani la sentano propria, perchè io l'ho progettata per loro».
Oltre 10mila metri quadrati di superfici, fra spazi espositivi e nuovi servizi, un parcheggio interrato e l'enorme terrazza sul tetto. Nel grande ventre luminoso ora si entrerà dal lato di via Nizza, subito nel cuore dello spazio espositivo, abbandonando i preamboli della vecchia hall dove hanno trovato posto tante sculture clamorose e adatte all'aperto, come l'autoritratto di Boetti, o la torre costruttivista di Enzo Cucchi. Il nuovo foyer e la sala bianca al primo piano, detta sala delle colonne, sono presentati da una selezione di opere, il tema è l'uomo, con gli oggetti della sua vita quotidiana e le forme della sua esistenza: le opere di Nunzio, Pascali, Gilbert and George, Skin, Mark Quinn e Ontani alludono alla nostra condizione terrena.
In quest'anno e mezzo di direzione Barbero il Macro è cresciuto, non solo fisicamente. Ha prodotto 26 mostre, ha stretto legami con istituzioni importanti come l'Archivio Mario Schifano, ha portato a lavorare in città artisti internazionali del calibro di Antony Gormley. Insomma, il Macro è stato un museo vivo con oltre 180.000 visitatori in un anno e mezzo e il vantaggio di solidi legami con partner istituzionali come Unicredit e Enel.
E proprio per festeggiare l'apertura Enel Contemporanea espone l'opera del duo olandese Bik Van der Pol ispirata alla Farnsworth House di Mies van der Rohe e al suo concetto di architettura vitale e mutevole, fatta di ferro e vetro. È un'architettura nell'architettura, popolata da centinaia di farfalle che ci ricordano che il sistema ecologico globale è influenzato dalle attività umane e dal loro impatto sull'ambiente, suggerendoci che per la crescita sostenibile è necessario un cambiamento.