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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 17:35.
Il rintocco delle campane della chiesa del quartiere, mescolato alle note dell'inno partigiano per eccellenza «Bella ciao» e del celebre brano della colonna sonora di «L'armata Brancaleone» suonate dalla banda della Mensa del Pigneto. Così sacro e profano si sono uniti per l'ultimo saluto a Mario Monicelli, il regista suicidatosi lunedì sera sera all'età di 95 anni (gettandosi dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni).
Il feretro è arrivato intorno alle 10 in piazza Madonna dei Monti, il quartiere dove Monicelli ha vissuto per decenni e dove si era radunata una grande folla di amici e semplici cittadini per rendere omaggio a un grande maestro del cinema. Qualcuno ha voluto toccare la sua bara, qualcun altro se ne stava in disparte con gli occhi lucidi, qualcun altro ancora si é fatto il segno della croce, alcuni invece hanno preferito salutarlo stappando una bottiglia di vino. In serata, gli abitanti del quartiere organizzeranno una fiaccolata in memoria.
La salma é stata portata poi alla Casa del cinema e sistemata nella sala proiezioni, dove è stata allestita la camera ardente. E qui a rendergli omaggio è arrivato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Monicelli se n'è andato con un'ultima manifestazione forte della sua personalità, un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare. È stato un grande del cinema, non solo italiano, e un uomo meraviglioso», ha detto il capo dello Stato che vive nello stesso quartiere Monti dove abitava il regista e lo incontrava spesso.
Rispetto è la parola d'ordine anche di Gianni Letta. «Mi attengo all'invito, come sempre molto saggio, del Presidente della Repubblica: ci vuole rispetto». Così ha risposto il sottosegretario ai cronisti che gli chiedevano un'opinione sulla polemica in Parlamento legata al suicidio del regista. «Mi dispiace - ha aggiunto - che una persona che ha dato tanto agli altri e ha fatto sognare, sorridere, ridere sia scomparsa così tristemente, in maniera così amara».
Coraggio è invece il termine usato dall'attore Paolo Villaggio che ha reso omaggio a Monicelli come tanti artisti e protagonisti del mondo del cinema, come i fratelli Vanzina, Enrico Montesano, Enrico Lucherini, Roberto Cicutto, Paolo Hendel, Marco Risi, Giuliano Gemma, Giuliano Montaldo, Philippe Leroy e Massimo Boldi, che andando a salutare le figlie del regista è scoppiato a piangere tra le braccia di una di loro, Martina. Villaggio ha definito eroica la fatale decisione del regista: «La scelta di Mario Monicelli l'ho trovata straordinaria, eroica, magnifica. Io ero uno dei pochi che l'ha frequentato fino all'ultimo, lui non voleva vedere più nessuno ed era quasi ceco. Ha deciso che la sua vita finiva, che non voleva vivere altri tre anni come un vegetale, vorrei avere il suo coraggio».