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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 21:50.
Giustizia è fatta. Ci voleva un libro e l'autocritica (e autoanalisi) di un genio per regalarci il ricordo finalmente definito nei giusti confini del talento di un altro genio.
Non è un indovinello, ma parliamo di "Dean e Me", edito da Sagoma, che con generosità forse un po' tardiva permette a Jerry Lewis di ridisegnare la figura di Dean Martin. Vi lasciamo a questa lettura affascinante, anche grazie alla prosa di James Kaplan, per trovare il sentiero di umanità e creatività su cui si è sviluppato uno dei rapporti più fertili della comicità del dopoguerra, per cercare di regalare un ritratto artistico dei due. Del loro incontro unico e fortunato.
Separati (prima, non dopo), erano forse destinati a una (ingiusta) carriera di mediocrità: uno cantava, crooner allora un po' sfiatato, mentre la scimmia, Jerry, mimava musica e dischi con costumi improbabili, su tutti quello di Carmen Miranda. Si trovano, si capiscono al volo, uno italiano (Martin) e dell'Ohio, l'altro ebreo e del New Jersey. Profondamente diversi come carattere e complementari come talenti, nessuno avrebbe scommesso sul loro sodalizio. Forse, neanche loro, a giudicare dalle loro liti epiche. E il libro è proprio la pace sancita, fuori tempo massimo. Jerry, risolti (?) i problemi con il suo ego, con la sua straripante capacità di intrattenere il pubblico e incapacità di tenere rapporti umani, ha deciso di rendere giustizia a Dino Paul Crocetti, raccontandone la bravura e lo spessore- "è uno dei comici più grandi di tutti i tempi"-, non solo artistico, mettendolo prima di sé, nel titolo del volume. Perché tra loro ci fu un legame che può essere paragonato a un matrimonio: per il trauma del loro divorzio, anche sugli ammiratori, per l'intensità dei sentimenti e degli eventi durante il sodalizio. Ci fidiamo di Jerry, quando ci dice che negli ultimi mesi del 1995, anno della morte di Martin, si ritrovarono completamente. Il crooner e la scimmia non dovevano lasciarsi male, e quindi vogliamo credergli. Ma questo passo, pubblico, lucido e tenerissimo, è tutt'altra cosa. E allora proviamo a ricordare cosa furono, questi due, insieme.
Li incontriamo subito dopo la guerra: