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Cultura-Domenica Libri

I migliori libri 2010 dell'Economist parlano della Cina e dell'America di Obama

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 17:44.

I migliori libri del 2010 parlano di Barack Obama e della Cina, di come il surfing si è diffuso nel mondo, della prosperità e del dominio dell'Occidente, di una lepre dagli occhi d'ambra e di molto altro ancora. L'Economist pubblica nel numero in edicola oggi la sua scelta dei più avvincenti libri dell'anno: sono 44 titoli tra saggistica, narrativa e poesia incoronati come "Page turners", libri di cui il lettore gira avidamente le pagine e che non smetterebbe mai di leggere.

In cima alla lista dei libri di politica e attualità, è l'America al tempo di Obama.
"Game Change: Obama and the Clintons, Mc Cain and Palin, and the Race of a Lifetime", scritto da due giornalisti americani, John Heilemann and Mark Halperin. La lettura è definita "scioccante" e "compulsiva", in particolare per quanto riguarda Hillary Clinton e John McCain. La campagna presidenziale 2008 emerge come "porno politico di alta qualità".
"The Bridge: The Life and Rise of Barack Obama", di David Remnik è una biografia del presidente Usa, ben scritta e ricca di nuovi dettagli sulla sua vita.


C'è anche l'America della guerra al terrorismo ereditata da George W. Bush. "The Watchers: The Rise of America's Surveillance State", di Shane Harris, racconta dell'ascesa dello stato di polizia negli Stati Uniti dopo l'11 settembre 2001.
Sulla Cina, l'altro grande protagonista della politica mondiale, L'Economist ha scelto due titoli. "The Party: The Secret World of China's Communist Rulers" di Richard Mc Gregor (ex capo dell'ufficio di Pechino del Financial Times), racconta il mondo segreto del partito comunista cinese e sostiene che il potere si basa su un sistema che rende la corruzione quasi inevitabile.
In "Country Driving: A Journey Through China from Farm to Factory", il giornalista americano Peter Hessler si mette dietro al volante di un'auto per esplorare come la Cina sta cambiando.

Uno sguardo alla Gran Bretagna alle prese con i costi dei baby boomers è "The Pinch: How the Baby Boomers Took Their Children's Future—and Why They Should Give it Back". La generazione che ha "rubato il futuro ai propri figli" dovrebbe ridarglielo. L'autore è David Willetts, ministro per l'Università e la Scienza di David Cameron, che l'Economist definisce uno dei pochi "pensatori profondi" dei Tories.

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Tags Correlati: Blood | Cina | Cultura | George W. Bush | Hillary Clinton | Ian Morris | Italia | Jonathan Franzen | Matt Ridley | Occidente | Partito Comunista | Partito Conservatore inglese | Pearl Buck | Peter Hessler | Real World | Stati Uniti d'America | The Bridge

 

Tra le biografie e memorie, spicca "The Hare with Amber Eyes: A Hidden Inheritance" di Edmund de Waal. Si tratta, secondo il settimanale, di "uno studio magico di come gli oggetti sono manipolati, usati e poi passati di mano in mano", scritto da un ceramista britannico che ha ereditato 264 miniature giapponesi. Il titolo si riferisce a una di queste miniaure, la lepre con gli occhi d'ambra.

Nel paragrafo dedicato ai libri di storia, in primo piano la rivalità tra Occidente e Cina. "Why the West Rules—For Now: The Patterns of History and What They Reveal About the Future". Ian Morris, storico britannico alla Stanford University, spiega perché l'Occidente domina, per ora, e sostiene che i dibattiti sull'ascesa della Cina e il declino dell'Occidente saranno alla fine marginali perché la natura si ritorcerà contro la società umana.
Sempre con l'attenzione rivolta alle relazioni tra Est e Ovest, "Pearl Buck in China: Journey to the Good Earth", di Hilary Spurling, narra come gli scritti della prima donna americana vincitrice del Nobel per la letteratura abbiano contributo a lenire le tormentate relazioni tra l'Occidente e la Cina nella prima parte del 20.mo secolo. Ancora sulla Cina, la storia della grande carestia di Mao, "Mao's Great Famine: The History of China's Most Devastating Catastrophe, 1958-1962", di Frank Dikötter.

Ma c'è anche il sogno sovietico degli Anni Cinquanta: "Red Plenty: Industry! Progress! Abundance! Inside the Fifties' Soviet Dream". Francis Spufford racconta perché la pianificazione centralizzata dell'Unione Sovietica fu un fallimento.
Originale e certamente adatto come regalo di Natale, "A History of the World in 100 Objects", una storia del mondo attraverso cento oggetti raccontata elegantemente da Neil MacGregor, direttore del British Museum.
Sul fronte dell'economia, c'è quello che per il settimanale britannico è uno dei migliori libri sulla recente crisi, "The Big Short: Inside the Doomsday Machine", di Michael Lewis.
Contro tutti quelli che propendono per il pessimismo della ragione, nella sezione scienza e tecnologia, l'Economist segnala "The Rational Optimist: How Prosperity Evolves". Matt Ridley, noto autore di scienza, sfida chi vede nero e sostiene che il mondo non può sfamare 9 miliardi di bocche, che l'Africa è destinata a fallire e che il pianeta va verso il disastro climatico.

Toni più lievi e addirittura spensierati nel paragrafo dedicato a cultura, società e viaggi. Si scivola sull'onda del surf leggendo "Sweetness and Blood: How Surfing Spread from Hawaii and California to the Rest of the World, With Some Unexpected Results". Michael Scott Moore racconta come il surf si è diffuso dalle Hawaii e dalla California al resto del mondo, con "risultati inaspettati".
Nella narrativa, non poteva mancare "Freedom", il nuovo romanzo di Jonathan Franzen, l'autore di "Le Correzioni". E' la storia di una famiglia del Midwest che rappresenta il ceto medio dell'America contemporanea. Per l'Economist, un moderno "Paradiso perduto".
L'Economist ha scelto anche un romanzo ambientato a Roma, "The Imperfectionists", di Tom Rachman, che racconta vicissitudini e drammi di un grande quotidiano internazionale americano in crisi, non troppo lontano dall'International Herald Tribune, basato a Parigi, dove l'autore lavorava.
Due premi Nobel nei libri di poesia, "Human chain" del poeta nordirlandese Seamus Heaney e "White Egrets: Poems" del poeta santaluciano Derek Walcott.

L'Economist propone a parte una rassegna dei libri scritti dai suoi giornalisti "quando non erano in ufficio". Spiega di farlo su richiesta dei lettori, poiché abitualmente non fa recensioni di libri scritti dal suo staff o dagli ex che hanno lasciato il giornale da meno di cinque anni.
Nella lista di dodici titoli compaiono due libri sull'Italia. Il primo è "Forza, Italia: Come Ripartire dopo Berlusconi"di Bill Emmott, un saggio che – spiega l'Economist - "analizza la lotta tra ‘l'Italia buona' e ‘l'Italia cattiva' e dice come può vincere quella buona. Il secondo saggio, "Into the Heart of the Mafia: A Journey Through the Italian South", di David Lane (corrispondente dall'Italia per la finanza ), descrive come l'influenza della mafia nell'Italia del Sud è stata rafforzata dalla globalizzazione.
Da segnalare infine il libro degli "ismi" di John Andrews, "The Economist Book of Isms: From Abolitionism to Zoroastrianism"; una guida all'economia, "The Little Book of Economics: How the Economy Works in the Real World", di Greg Ip; e una guida agli hedge fund, "The Economist Guide to Hedge Funds: What They Are, What They Do, Their Risks, Their Advantages" di Philip Coggan.

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