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Cultura-Domenica Arte

Con il nuovo Macro, Roma capitale dell'arte contemporanea

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 16:15.

«È nato. Guardo il museo Macro come si guarda in una culla - ha dichiarato Luca Massimo Barbero, direttore del museo Macro -. Un laboratorio che è stato paradiso e trincea. Quando sono arrivato a Roma un anno e mezzo fa, camminando nel cantiere di questo spazio, ho visto Piranesi, un potenziale luogo per la città e ho subito pensato doveva diventare uno spazio a servizio del pubblico. Odile Decq ha creato un'architettura che permette di guardare sottosopra, ha saputo catturare la luce di Roma e renderla magica». Oggi il Comune e l'architetto francese Odile Decq hanno consegnato alla città i nuovi spazi espositivi del Macro.

Nel quartiere Trieste-Nomentano è stata presentata alla stampa la nuova ala del museo d'arte contemporanea che domani sarà visitabile dai romani e da domenica 5 dicembre sarà definitivamente aperta al pubblico. Dopo una prima apertura (riservata a pochissimi) la scorsa primavera, oggi il Macro è realtà.

A Milano intanto sempre questa mattina è stato svelato in anteprima un altro spazio per la cultura, il Museo del Novecento, firmato da Italo Rota, uno spazio dedicato alle opere che hanno segnato l'arte milanese del XX secolo, nello storico Palazzo dell'Arengario, con alcuni piani piani affacciati su Piazza del Duomo. Giornata dedicata all'arte anche a Napoli dove stasera al Madre sarà inaugurata una mostra dedicata proprio alla città campana.

Tra tutte è Roma però la città che in questi ultimi anni ha puntato più sull'arte. Dopo il Palazzo delle Esposizioni, il museo Maxxi di Zaha Hadid ora c'è anche il Macro. «A Roma abbiamo più di 40mila metri quadrati di spazi espositivi - ha dichiarato il sindaco Gianni Alemanno -. Due sono i principali obiettivi della nostra amministrazion per investire sul contemporaneo: creare eventi e situazioni di contaminazione tra diverse forme d'arte, e stimolare il rapporto con il patrimonio sociale». Frutto di un progetto che trasgredisce l'approccio tradizionale di integrazione tra vecchio e nuovo, in un contesto consolidato, la nuova ala del museo d'arte contemporanea si inserisce infatti sulla peresistena del vecchio stabilimento industriale Peroni, e allo stesso tempo ridefinisce l'intera percezione del museo.

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«Il biglietto si pagherà solo per accedere agli spazi espositivi - ha commentato Umberto Croppi, assessore alle politiche culturali del Comune - ma nel foyer e negli altri spazi l'accesso sarà libero». L'obiettivo, reso possibile dall'architettura di Odile Decq, è proprio riuscire a far vivere un'esperienza urbana nuova, in un contesto d'arte, a prescindere dalla volontà di voler vedere le mostre. Il nuovo Macro è un oggetto architettonico ma soprattutto un elemento urbano: è stata creata una piazza pubblica che in questo quartiere non esisteva, c'è un nuovo parcheggio per 160 posti auto e una grande libreria.

Il colore nero caratterizza la superficie dei nuovi volumi firmati da Decq, ma fa eccezione il bianco per le sale espositive. Il museo viene svelato dalla luce naturale che arriva in ogni punto in modo diffuso. In opposizione al dinamismo degli spazi circostanti, le aree espositive sono neutrali, pronte ad accogliere la creatività dell'arte. Il progetto del Macro arriva da lontano, nel 2001 l'architetto francese aveva vinto il concorso internazionale di architettura. Si sono susseguite diverse le amministrazioni guidate da Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Gianni Alemanno. «Abbiamo scelto di portare avanti e ultimare quest'opera - ha sottolineato Croppi -. L'abbiamo ereditata senza però una previsione di budget e un programma di gestione». Per questo il Comune ha previsto di istituire una Fondazione. «Nei prossimi giorni daremo il via a questo istituto - ha confermato il sindaco - per poter garantire autonomia al museo e facilitare la sinergia con i privati».

Tra i primi grandi sostenitori del Macro c'è già Enel, presente al museo con l'opera vincitrice dell'Enel Contemporanea Award 2010 - il progetto d'arte contemporanea che nella sua quarta edizione diventa protagonista dell'apertura del museo Macro. Una casa di farfalle ispirata alla celebre Farnsworth House di Mies van der Rohe e firmata dagli artisti olandesi Bik Van der Pol.

L'opera è costata 27 milioni e ha portato il Macro a raggiungere una superficie complessiva di 4.350 metri quadrati complessivi. Tra le funzioni annesse agli spazi espositivi ci sono anche una sala conferenze, una libreria, un caffé e un ristorante.

Tanta pazienza e tenacia per Odile Decq che ha portato a compimento quest'architettura. «Realizzare un museo è sempre un'avventura - ha detto l'architetto francese - ma lo è soprattutto a Roma, città legata alla storia, che da solo una decina d'anni ha scelto di proiettarsi nel contemporaneo. Oggi lascio ai cittadini e a quanti vorranno visitarlo questo museo, che ho immaginato proprio a partire dall'uso libero e informale dei suoi spazi. La terrazza-paesaggio - ha aggiunto - è uno spazio pubblico per la città di Roma».

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