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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2010 alle ore 08:23.
C'è spazio davvero per tutti nell'avventurosa storia della geometria raccontata da Piergiorgio Odifreddi. C'è spazio per i delfini, che esplorano il mondo col sonar, per il radar dei pipistrelli e per gli occhi delle mosche, così diversi dai nostri, che moltiplicano le immagini innumerevoli volte. E c'è spazio per le api che si orientano come bussole nel campo magnetico della Terra. Ognuno di questi animali ha tutto il diritto di costruirsi una propria, per quanto stravagante, geometria.
C'è spazio persino per quel povero verme – la tenia – che vivendo nell'intestino umano non può che proiettare il proprio spazio vitale in un cilindro, e che solo grazie al nostro aiuto, offertogli in forma di purga, può uscire e condividere con noi il mondo all'aria aperta. Eppure, anche là dentro, la sua visione delle cose – avverte Odifreddi, anticipando una delle numerose sorprese riservate dallo studio della geometria – non era così lontana dalla nostra. Infatti «il cilindro ha la stessa geometria del piano, benché la sua curvatura lo faccia sembrare a prima vista più simile a una sfera». Del resto, anche noi abbiamo i nostri limiti. «Gli a priori imposti dalla nostra storia evolutiva rendono la nostra concezione dello spazio umana troppo umana», anche se è proprio grazie alla nostra capacità di affrancarcene che la geometria ha potuto trasformarsi in una delle storie più appassionanti della nostra cultura. Una storia tra natura e cultura, verrebbe da dire, dove le nostre risorse cognitive di base (non solo visive, ma anche tattili, uditive e legate al senso dell'equilibrio) sono il trampolino di lancio per avventure che finiscono per trascenderle, senza mai peraltro negarle del tutto.
Uno spazio immenso si spalanca così per le idee geniali di figure come Pitagora, Platone, Ippocrate di Chio, Teeteto, Democrito, Aristotele, e poi Euclide, Archimede, Apollonio: autore quest'ultimo non di «Oggi le coniche», come forse piacerebbe a Odifreddi che così intitola il capitolo a lui dedicato, ma di trattati su parabole, iperboli ed ellissi, costruite come sezioni del cono, fondamentali per la storia della conoscenza quasi quanto gli Elementi di Euclide, il libro che contende alla Bibbia il primato per numero di edizioni e che è stato per millenni il modello di ogni sapere rigoroso basato su dimostrazioni certe.