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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2010 alle ore 08:23.
di Umberto Bottazzini
A Berlino, nell'aprile 1914, ospite della società matematica tedesca, il matematico Vito Volterra aveva spiegato perché scienziati che provengono da diversi paesi e non si conoscono, fin dal primo incontro si sentano subito amici. La ragione è semplice, diceva allora Volterra, e risiede nel fatto che essi hanno un comune amico, la scienza. Le cose cambiano radicalmente qualche mese dopo. Con lo scoppio della grande guerra, quando le armi della ragione cedono alla ragione delle armi, quel quadro idilliaco va in frantumi. Le trincee che dividono su fronti opposti i paesi europei attraversano anche la comunità degli scienziati in una drammatica contrapposizione che prende corpo con la pubblicazione nell'ottobre 1914 dell'appello degli intellettuali tedeschi in difesa delle ragioni della Germania, sottoscritto da scienziati come Max Planck e matematici come Felix Klein. Per i matematici italiani, in particolare, è la fine delle convinzioni che li aveva animati fin dagli anni del Risorgimento.
Nell'Italia, ancora neutrale, Volterra non esita a schierarsi in favore di un intervento dalla parte delle nazioni dell'Intesa anglo-francese, che lottano «per la giustizia e la libertà e per la causa della civiltà contro la violenza del più brutale e odioso imperialismo», come scrive a Emile Borel commentando il manifesto degli scienziati tedeschi. Quando l'Italia entra in guerra, il cinquantacinquenne Volterra non esiterà ad arruolarsi volontario per mettere le sue conoscenze tecniche e le sue grandi capacità organizzative al servizio dell'impegno bellico. «Combattiamo per i sacri principi di nazionalità, di giustizia e di civiltà» scrive allora ad Hadamard. «Da qualche tempo non mi occupo più di matematica. Le questioni politiche e militari hanno preso il sopravvento, e vi consacro tutte le mie energie». Le lettere scambiate da Volterra con i matematici francesi Emile Borel, Emile Picard e Jacques Hadamard, pubblicate in questo volume, testimoniano con drammatica evidenza stati d'animo, sentimenti, speranze. La contrapposizione che attraversa la comunità matematica internazionale è destinata a durare ben oltre la fine del conflitto. Al punto da bandire i matematici tedeschi dai congressi internazionali, e da riscrivere la recente storia, come farà Volterra nel 1920 quando, ripubblicando il testo di sue conferenze tenute prima della guerra, eliminerà dalle sue pagine ogni riferimento scientifico, e addirittura i nomi dei matematici tedeschi.