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Cultura-Domenica Libri

Se il rugbista operaio si crede un semidio

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2010 alle ore 08:20.

Il campo da gioco li trasforma ogni sabato in eroi, ma durante il resto della settimana sono individui come gli altri, costretti a guadagnarsi un modesto salario in miniera o in fabbrica. David Storey racconta i sogni e le ambizioni di un gruppo di rugbisti in una cittadina dello Yorkshire in Il campione, romanzo del 1960 poi diventato film per la regia di Lindsay Anderson. Il taglio della storia è quello tipico della letteratura degli "arrabbiati" che furoreggiava nel Regno Unito del l'epoca, con l'analisi del quotidiano di una working class spesso violenta, decisa a far leva su anarchici furori per riscattarsi da un destino gramo e dalla routine di un lavoro frustrante.La voce narrante appartiene a Arthur Machin, erculeo metalmeccanico che ottiene un ingaggio dal team locale e si convince così di essere un semidio al quale tutto è permesso, anche di imporre un legame sentimentale alla vedova che gli ha offerto in affitto una stanza, portandola alla disperazione. Al suo fianco ci sono i compagni di squadra altrettanto certi che l'entusiasmo mostrato dal pubblico nei loro confronti durante le gare li autorizzi a spacconate da bulli nei pub o ai danni di ragazze ingenue e a caccia di mariti. L'alcool scorre a fiumi in questo libro dove lo sport diventa il pretesto per scatenare un'istintiva violenza: nei match di cui dà conto Storey la tecnica conta assai poco, mentre assume un'importanza sempre maggiore con il trascorrere degli anni la forza dei pugni.
Quando l'età dei protagonisti rappresenta un ostacolo insormontabile per continuare ad alto livello l'attività agonistica alcuni decidono di ritirarsi in buon ordine e scelgono la via del matrimonio. Arthur, invece, prova a resistere, assecondando l'istinto che lo obbliga a non arrendersi mai e lo spinge verso l'ennesimo fallimento di una vita da sbandato al quale il rugby ha offerto una momentanea (e non colta) possibilità di riscatto. Composto utilizzando un linguaggio popolare, il romanzo non ha certo perso fascino a causa della distanza temporale che ci separa dalla sua uscita. Il campione è l'eccellente ritratto del mondo di ieri in un'Inghilterra, maschilista e povera, in cui lo sport non era ancora luccicante vetrina in grado di arricchire le stelle delle diverse discipline ma un'occasione di svago per giovani uomini prima di entrare in una vita adulta scandita solo dagli orari dei turni in fabbrica o in miniera.

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Tags Correlati: Arthur Machin | Cultura | David Storey | Gran Bretagna | Irene Bulla | Lindsay Anderson | Roma (squadra) |

 

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il campione David Storey 66thand2nd, Roma pagg. 330|€17,00 traduzione di Guido e Irene Bulla

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