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Cultura-Domenica Arte

Giochiamo ai capitalisti

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 06:40.

Adesso che uno dei suoi più grandi sponsor, l'inventore di Facebook Mark Zuckerberg, è stato nominato uomo dell'anno da «Time Magazine», la Tilsit dovrà raddoppiare la distribuzione di Settlers of Catan nei negozi.
Il gioco da tavolo, inventato nel 1995 in Germania dal designer Klaus Teuber, rientra tra le attività che il ventiseienne americano ama svolgere insieme alla fidanzata durante il weekend. Oltre alle gite in barca a remi, le partite a bocce e la preparazione di pietanze asiatiche, il numero uno del social network più popolare del mondo e signora amano trascorrere il sabato pomeriggio giocando ai "colonizzatori responsabili". Sì perché la filosofia alla base di Settlers of Catan (in Italia il nome è I Coloni di Catan) è che le risorse naturali nel mondo sono poche e vince chi sa meglio gestirle, in armonia con il territorio. Una maniera più sostenibile di giocare ai conquistadores che ha spinto Blake Eskin, web editor del New Yorker, a definire sul «Washington Post» Settlers of Catan il gioco da tavolo simbolo dei nostri tempi.
Addio vecchio Monopoli, specchio di un'America assetata di profitti e di denaro, oggi il mondo ha bisogno di regole e di una distribuzione più equa delle risorse. Quale modo migliore di allenarsi al bravo cittadino di un tavolo con i dadi? Così, mentre il mondo celebra i 75 anni del gioco inventato nel 1934 da un ingegnere disoccupato che riuscì l'anno dopo a venderlo alla Parker Brothers (anche se la vera inventrice sembra essere Elizabeth Magie, seguace dell'economista Henry George), Eskin consiglia di chiudere il Monopoli in soffitta e sostituirlo con Settlers of Catan. Se con il primo, generazioni di futuri speculatori e indebitati si sono esercitati nel l'arte dell'ipoteca, della bancarotta e del tentativo di monopolio assoluto di immobili e terreni, il gioco tedesco è basato su un'idea di comunità: per vincere bisogna costruire strade, colonie, città e contrattare continuamente con gli altri giocatori per distribuire al meglio le risorse.
Come accade con Monopoli, anche con Settlers of Catan si comincia con un destino scelto dai dadi. Un azzardo simile a quello della nascita. Solo che mentre il primo – in pieno stile turbocapitalista – si basa quasi esclusivamente sul rischio e sull'accumulo di denaro, il secondo è fatto di strategia, ritmo e collaborazione. Una forma di capitalismo renano orientato allo sviluppo a lungo termine e a un'idea di azienda "partecipata".

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Eskin ricorda che Monopoli altro non è che l'evoluzione del Landlord's Game, "il gioco dei padroni" , nato nel 1903 per promuovere la tassa sui proprietari terrieri proposta dall'economista Henry George.
«Oggi che viviamo la fine della supremazia americana, un gioco mangia-tutto come Monopoli insegna cattive abitudine», scrive Eskin.
Il gioco, cult tra gli laboratori e le sale ricreazione della Silicon Valley, eccezion fatta per la Germania, non ha grande popolarità nel resto del mondo.
Il numero di confezioni vendute si aggira intorno ai 15 milioni. Per Monopoli non si scende sotto i 300 milioni. Forse le feste di Natale daranno una mano ai Coloni di Catan. E chissà che dopo un primo giro, anche gli sprechi dei pranzi di Natale si possano ridurre.
serena.danna@ilsole24ore.com
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