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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 17:18.
Ai primi visitatori è sembrato una stazione spaziale coi suoi dischi volanti in attesa di decollo. Per la stampa spagnola è «la piccola Brasilia delle Asturie». Ai cittadini di Aviles sembra il «Guggenheim di Bilbao».
Il Centro Cultural Oscar Niemeyer di Aviles è il primo progetto spagnolo del grande architetto brasiliano che ha compiuto 103 anni proprio il giorno della sua inaugurazione, il 15 dicembre scorso. È un dono personale del padre di Brasilia alla città che, nel 1981, venne dichiarata la zona più inquinata di Spagna e che oggi spera di rinascere, come Bilbao, attorno a un edificio avveniristico.
Una decisione improvvisa e spontanea, quella di Niemeyer. Nel 2005, quando il direttore della Fondazione Principe delle Asturie gli raccontò che per il 25º anniversario Daniel Barenboim avrebbe dato un concerto e Woody Allen promesso di girare un film, l'architetto rispose: «Bene, io vi regalerò un edificio». La cupola bianca dell'auditorium e il suo spettacolare e vertiginoso interno sono il più vistoso colpo a effetto del centro, che comprende la curva rovesciata della grande sala da spettacoli, una torre-mirador sulla città e una serpeggiante striscia di negozi.
Nel 2007 venne aperto il cantiere, pensato come il cuore della futura «Isola dell'Innovazione» disegnata da Norman Foster con boulevard, parchi verdi, aree per sport e il tempo libero, e terminal per navi da crociera lungo i canali e il fiume Nervion.
Nelle intenzioni dei promotori, il Centro Niemeyer di Aviles dovrà essere il vero motore della rinascita culturale e turistica della città, con una capacità di attrazione già collaudata con le spettacolari incursioni della star-architect Brad Pitt, che nell'agosto 2009 si è fatto fotografare con il casco da cantiere mentre si arrampicava sulle ardite impalcature dell'astronave in costruzione.
Ma il turbinio di iniziative non mette affatto in ombra il merito principale del centro, che è la sua architettura e il carisma indiscutibile del suo autore la cui energia intellettuale sembra essere galvanizzata più che frenata dall'età. Dopo aver firmato opere che sono altrettanti capitoli della storia dell'architettura mondiale (in Italia il capolavoro è il Palazzo Mondadori a Segrate), Oscar Niemeyer, per nulla spaventato dalla tecnologia digitale, non pare intenzionato a farsi da parte, rivendicando il suo ruolo di apripista del modernismo internazionale che oggi rivive nelle architetture di Frank Gehry o di Zaha Hadid.