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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 15:55.
Non è un Natale per bambini. Non ci sono cori bianchi, né alberi addobbati. Quello concepito dalla ditta Stefano Ricci/Gianni Forte, la coppia artistica più trasgressiva della scena contemporanea italiana, andato in scena fino al 15 dicembre, è un viaggio dissacratorio alla ricerca dell'infanzia perduta che ha trovato nel «Silos» della Fondazione Alda Fendi - spazio d'arte che si inoltra nelle viscere archeologiche romane sotto i mercati di Traiano - un luogo per scardinare la scintillante superficie della festa consumistica per eccellenza. Dissacrandola. Eppure trapela una nostalgia per quella età in cui si crede ancora alle favole e i sogni son desideri di felicità (per dirla alla Disney).
Un'ambulanza all'ingresso
Non per nulla il finale vede schierati tutti gli attori in fila, con gli occhi umidi, a salutare con la mano come bambini smarriti gli spettatori nel momento in cui escono, mentre accanto, in un muro di monitor, scorrono le immagini di filmati amatoriali con scene da happy family. Ma «Some disordered Christmas interior Geometries», performance in loop per cinquanta spettatori alla volta, non è uno spettacolo a lieto fine. Già l'inizio, con la postazione di un'autoambulanza prima dell'ingresso con due infermiere che chiedono documenti e timbrano sulla mano, è un presagio di malattia in arrivo, un avvertimento di possibili attacchi disturbanti, di strane patologie in atto.
La discesa nell'antro sotterraneo
Veniamo spinti all'interno di una stanza dalle luci stroboscopiche dove, a contatto con degli infermieri-automi che si aggirano camminando su vertiginosi tacchi a spillo, ci vengono offerti su dei vassoi bicchieri di latte travasato da una grande vasca bianca. Improvvisamente tutti traballeranno e, strappandosi la rassicurante divisa, avranno attimi di paura inciampando e sbattendo da una parete all'altra. Cambia subito il clima. Sussurrandoci parole all'orecchio veniamo presi sottobraccio accompagnati nella discesa verso l'antro sotterraneo dal racconto di alcuni degli attori che ricordano il proprio Natale da piccoli. Giunti nel sotterraneo una danza infernale si impadronirà dei performer. Strisciando esibiranno le foto dei loro volti appiccicandosi poi, con contorsioni del corpo, alla balaustra di vetro della passerella trasparente sopra la pavimentazione antica sulla quale camminiamo.