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Cultura-Domenica Musica

La Fenice sfida Radetzky con Verdi e gli italiani

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 14:34.

Da otto anni è sfida, a suon di note e patri simboli. Di qua «Libiamo nei lieti calici», di là «Sul bel Danubio Blu», di qua Verdi e gli operisti italici, di là la dinastia degli Strauss: Venezia contro Vienna. Il braccio di ferro continua anche per questo Capodanno: mentre dalla Fenice di Venezia andrà in diretta televisiva (Rai1, ore 11), il concerto confezionato su un'antologia di pagine famose del melodramma, alla stessa ora, in mondovisione, le cariatidi dorate del Musikverein di Vienna vigileranno su polke, valzer e l'immancabile Marcia di Radetzky. Sempre ci sarà chi storce il naso. Ma i dati di ascolto sono così confortanti, sia in teatro che sul piccolo schermo, che in Laguna e in Rai nessuno pensa a cambiare rotta. Anzi: tanto alta è la richiesta di biglietti per il concerto alla Fenice, che quest'anno è stata aggiunta una replica.


«Eravamo partiti in sordina, tanto per festeggiare la rinascita del nostro teatro», racconta Cristiano Chiarot, sovrintendente dal 10 dicembre scorso della Fenice, dove con ruoli diversi ha sempre lavorato. «Era il 2003: la Fenice era finalmente stata ricostruita. Volevamo mostrarla a tutti. Partì l'idea del Concerto a Capodanno: una data, in televisione. Fu il volano: l'anno dopo avevamo una marea di richieste di biglietti da tutto il mondo. Abbiamo aggiunto una replica. Quest'anno siamo arrivati a tre: oggi, domani e 1 gennaio». I biglietti per l'1 gennaio costano 300 euro: «Sono andati a ruba: tedeschi, francesi, inglesi, russi, cinesi. Non è il pubblico consueto della nostra stagione d'opera: è internazionale, è il turismo colto. I veneziani preferiscono venire alle prove, che teniamo a porte aperte a una cifra simbolica di ingresso bassa, per facilitare tutti, giovani in testa».

La chiave del successo, per Chiarot, è «la musica italiana, che fa da fil rouge al programma. Più qualcosa d'altro. L'anno scorso avevamo Bizet, quest'anno Mozart. Sempre estratti d'opera, pagine famose. Affidate a giovani artisti italiani. L'anno scorso la Antonacci e Meli, quest'anno Rancatore, Poli e Pisaroni». I decori in sala saranno ispirati al tricolore: si suonerà l'Inno, in apertura, così Venezia darà il via, simbolicamente, alle celebrazioni dell'Unità.

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Tags Correlati: Cristiano Chiarot | Daniel Harding | Musica | Rai Uno | Venezia

 

La novità 2011 è anche il direttore: di solito i concerti di Capodanno sono affidati a bacchette paludate. Venezia osa con un outsider: Daniel Harding. «Ha la modernità nelle corde – dice Chiarot –: era venuto in stagione, con una Seconda di Brahms che ci ha dato emozioni nuove. Sono sicuro che il suo Dvorák, la Sinfonia Dal nuovo mondo, nella prima parte del concerto, avrà un taglio inconsueto. Lo metteremo in dvd, in coppia con la Settima Sinfonia diretta da Gardiner l'anno passato». La Fenice guarda sempre di più alla comunicazione nel mondo: sta costruendo una tv, registra gli spettacoli in alta definizione, li manda nei cinema digitali d'Europa. La ricaduta sul botteghino è tangibile: «L'opera è esaurita al 100%, i concerti al 96 per cento. Solo per vedere l'edificio del teatro, sono arrivati in 170mila, paganti». Il concerto di Capodanno incassa oltre 900mila euro, e incrementa ricavi per il 2011 già in aumento del 20% rispetto al 2010. Il pubblico premia anche le scelte ardite, come Il killer di parole di Ambrosini, che ha chiuso la stagione. A gennaio si riapre con un titolo scomodo: Intolleranza di Nono. L'unica nota stonata, anche qui, i tagli: «Se li mantengono – dice Chiarot – non sapremo come quadrare il bilancio. Perché non capiscono che siamo un investimento?».

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