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È arrivato Tron Legacy: 3d di ultima generazione al ritmo dei Daft Punk

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 17:47.

Il 2010 si era aperto con l'uscita nelle nostre sale di «Avatar», il rivoluzionario capolavoro di James Cameron, che ha mostrato per la prima volta tutte le potenzialità della visione stereoscopica del 3d. Visti gli incassi altissimi, i film in 3d hanno proliferato sempre di più, invadendo i cinema di tutto il mondo.

L'ultimo film dell'anno
Negli ultimi mesi pareva però che il 3d procedesse ormai stancamente, con pellicole convertite alla stereoscopia soltanto in post-produzione e prive di quel desiderio d'innovazione che caratterizzava in maniera distintiva l'opera di Cameron. Da diverso tempo si aspettava però l'arrivo di un titolo in grado di definire lo stato attuale del 3d: l'attesa era per «Tron Legacy», unico film in uscita nella settimana che chiude l'anno solare. Fin dalle prime battute (e persino dalla didascalia iniziale) si capisce che «Tron Legacy» percorre una strada non convenzionale: mentre la prima parte, nel mondo reale, è mostrata normalmente in 2d e visibile anche senza i famosi occhialini, tutto cambia con l'ingresso del protagonista nel mondo virtuale, simboleggiato dalla presenza di un 3d efficace e non invasivo.

Sequel di Tron
Sequel del cult «Tron» del 1982, film profetico ma che oggi appare tremendamente datato, «Tron Legacy» racconta la storia di Sam Flynn (figlio del personaggio principale della pellicola precedente), un ventisettenne esperto di tecnologia che indaga sulla scomparsa del padre avvenuta più di vent'anni prima. Durante le ricerche il protagonista finirà catapultato nello stesso universo virtuale, composto di programmi digitali e giochi da gladiatori, dove il genitore ha vissuto fin dal momento della sua sparizione dal mondo reale. Più che un seguito, «Tron Legacy» sembra una sorta di remake del suo predecessore: Sam Flynn deve superare le medesime sfide e raggiungere lo stesso obiettivo che aveva il padre Kevin in «Tron».

Il film è troppo lungo
Questa scelta rende la sceneggiatura molto ridondante, con svolte narrative prevedibili e una durata (127 minuti) decisamente eccessiva. Se l'universo pensato dal regista Joseph Kosinski (esordiente, com'era anche Steven Lisberger che aveva realizzato soltanto alcuni lavori d'animazione prima di dirigere il primo «Tron») risulta certamente affascinante a prima vista, i ricchi effetti speciali (il budget è di circa 170 milioni di dollari) non bastano però a far mantenere al film un discreto livello anche nella seconda parte.

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Tags Correlati: Cinema | Daft Punk | Dean Moriarty | Jack Kerouac | James Cameron | Joseph Kosinski | Michel Gondry | Steven Lisberger | Walter Salles

 

Ma la musica è efficace
Efficaci e certamente adeguate al mondo digitale rappresentato, sono invece le musiche dei Daft Punk, che hanno composto tutte le partiture sonore di «Tron Legacy». Questo duo francese di musica elettronica, i cui membri si esibiscono abitualmente (e così appaiono come Dj anche nel film) vestiti da robot e coperti da un elmetto, dimostra ancora una volta una grande conoscenza cinematografica che viene messa in atto da una riuscita simbiosi tra le loro note e le immagini. Se già i loro video sono stati diretti da registi importanti come Michel Gondry o Spike Jonze, nel 2006 i Daft Punk hanno persino realizzato un proprio film, «Electroma», che venne presentato addirittura al Festival di Cannes dove ebbe un discreto successo. Il rischio che «Tron Legacy» non ha sventato fino in fondo, è che la presenza costante delle loro partiture musicali renda proprio i Daft Punk le figure di maggior spicco, ben più rilevanti degli attori in carne e ossa, le cui performance risultano decisamente marginali.

I due ruoli di Jeff Bridges
Meno magnetico del solito è infatti il pur sempre talentuoso Jeff Bridges, reduce dal meritato premio Oscar come miglior attore protagonista per «Crazy Heart», che nel film viene duplicato in due ruoli (in uno dei quali è stato ringiovanito digitalmente). Ancor meno efficace è il giovane semiesordiente Garrett Hedlund che appare spaesato e sopra le righe nei panni del protagonista Sam Flynn. Decisamente preoccupante la sua interpretazione anche perché il suo prossimo passaggio sul grande schermo sarà nella parte del leggendario Dean Moriarty nell'attesissima trasposizione, fatta dal regista brasiliano Walter Salles, del capolavoro di Jack Kerouac «On the Road». C'è davvero da augurarsi che per quel ruolo così complesso sia in grado di proporre una gamma espressiva ben maggiore rispetto a quella, praticamente nulla, mostrata in «Tron Legacy».

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