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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 10:39.
Il genovese Tomaso Marino (1475- 1572) e il cadorino Tiziano Vecelio (1488-1576) erano quasi coetanei, entrambi vissero a lungo e morirono in una situazione economica disperata. Le loro umane vicende potrebbero essersi incrociate ben prima di questo evento, che fino al 6 gennaio vede La donna allo specchio del celebre pittore ospite nel Palazzo del potente banchiere.
L'anno dopo la morte di Tiziano, a Venezia, l'amministrazione pubblica milanese confisca ai Marino il loro Palazzo su piazza della Scala e la storia di queste pietre, sagomate dall'architetto perugino Gaetano Alessi (1512-1572) con stucchi, erme femminili, teste di ariete, cariatidi, busti e chimere alate, racconta l'inizio e la fine di un sogno. Ma anche l'incubo della giovane nipote di Tomaso, Marianna De Leyva, divenuta suor Virginia e destinata a fama imperitura con il sinistro titolo di "Monaca di Monza".
Tomaso muore un anno prima di vedere la bancarotta della sua famiglia, debitrice alla Corona di Spagna di 253.913 scudi (circa 15 milioni di euro). Il Palazzo viene venduto ai banchieri Omodei, poi riacquistato dallo Stato nel 1781; il primo sindaco a trasferirvi la residenza municipale sarà Antonio Beretta nel 1861.
Il Marino lo aveva fatto costruire nel 1558, quando aveva 83 anni e non si sentiva affatto vecchio. La prima pietra fu posta il 4 maggio nell'angolo verso San Fedele; il lato verso il Teatro alla Scala rimase, invece, incompiuto e sarà ultimato da Luca Beltrami (1892), seguendo il progetto originario dell'Alessi.
L'edificio, a forma trapezoidale, si articola all'interno in due cortili che conservano intatto l'incanto di uno scenario fiabesco; ancora oggi fiancheggiano le strade perimetrali di via Caserotte e via Marino e serrano al centro la grande sala dell'Alessi. Bombardata nel 1943 e ricostruita nel 1954, era affrescata con storie mitologiche dai genovesi Semino (1568) e destinata agli incontri di prestigio e rappresentanza: nel 1873 furono le spoglie di Alessandro Manzoni a ricevere l'ultimo tributo dei cittadini. La sala dell'Alessi rispecchia il gusto manierista in voga in Europa alla fine del XVI secolo, con le Muse e le Quattro Stagioni. Il cielo è sorretto dalle Cariatidi, mentre due grandi portali sui lati minori ospitano i busti di Marte e di Minerva. Sopra le finestre quattro bassorilievi illustrano l'Aurora, il Giorno, il Crepuscolo e la Notte e, lungo la volta, altri quattro simboleggiano l'Aria, la Terra, l'Acqua e il Fuoco. Una cosmogonia elementare che bene si addice ai potenti dell'epoca, in cui l'intelligenza (Minerva) e lo spirito guerriero (Marte) erano sempre accompagnati dal gusto per l'arte e per i bello (le Muse).