Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2011 alle ore 08:22.
Se siete "laici", non accantonate subito come non a voi pertinente questa segnalazione, convinti al massimo che il termine "Chiesa" valga solo per stare in guardia contro ogni tentazione teocratica, rimodulando e ribadendo la formula di Cavour della «Libera Chiesa in libero Stato» o, più aspramente temendo col Pasolini della Religione del mio tempo che «la Chiesa sia lo spietato cuore dello Stato». No, la categoria sottesa a questo vocabolo di matrice greca, ekklesía, è quella della "convocazione", certo di taglio sacrale e trascendente, ma che rimanda anche a un incontro sociale. Risaliamo, così, alle radici stesse dell'antropologia che non si accontenta di aggregazioni genetiche (famiglia, clan), ma segnala l'anelito a congregazioni di altra impronta, più civile e culturale (popolo, nazione), o corporativa (associazioni, ordini) o infine spirituale e simbolica. Ecco, allora, entrare in scena la Chiesa con le sue sotto-categorie (pensiamo alle comunità monastiche).
Ma non si creda che l'idea sia appannaggio del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo. L'umma musulmana è la comunità "materna" (tale è l'etimologia della parola) che raccoglie in unità i fedeli di quella religione e che tende spesso a sovrapporsi alla stessa comunità civile in una sovrimpressione identitaria giuridico-politica. Persino il buddhismo, a prima vista restio ad accogliere criteri di mutua appartenenza (al massimo c'è la sangha monastica rigidamente istituzionalizzata), ha prodotto forme di comunità nazionale religiosa: come non pensare al Tibet che ha – a partire dal Seicento – nel Dalai Lama l'unificazione dell'identità sacra, civica ed etnica? Il discorso è ancor più evidente per l'ebraismo che ha già nelle Scritture Sacre l'emergere della qahal, l'ekklesía appunto, una "convocazione" divina dai forti connotati istituzionali civili. È, però, indubbio che la categoria "ecclesiale" sia capitale nel cristianesimo e sia uno dei nodi più intricati dell'odierno dialogo ecumenico, come lo fu in passato nello scontro, non di rado armato, tra le varie Chiese col relativo corteo di scismi, di scomuniche e persino di guerre di religione. Tempo fa, proprio su queste pagine, abbiamo spiegato – sulla scorta di un saggio di Giacomo Canobbio (Nessuna salvezza fuori della Chiesa?, Queriniana) – il senso autentico del celebre motto "inventato" da Origene e Cipriano, Extra Ecclesiam nulla salus, spesso ancor oggi imbracciato come un kalashnikov anti-ecumenico e integralistico.