Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 15:14.

My24
La versione c'è, Barney un po' menoLa versione c'è, Barney un po' meno

La vita è assurda, e nessuno di noi capisce gli altri. Così l'ha sempre pensata Barney Panofsky, e così si legge nel Poscritto che al suo diario ha aggiunto il figlio Michael. O meglio, così si legge nelle pagine con cui Mordecai Richler conclude The Barney's Version. Edito in Canada nel 1997 (e tradotto da Adelphi nel 2001), il romanzo è costruito appunto come un memoriale difensivo del protagonista, preoccupato di contestare «le volgari insinuazioni» contenute in un'autobiografia dell'antico sodale Terry McIver. Insomma, si tratta della sua "versione" di una vita che egli stesso chiama dissoluta. Proprio questo non c'è, nel film di Richard J. Lewis e dello sceneggiatore Michael Konyves: non c'è la soggettività dichiarata di Barney (un ottimo Paul Giamatti, peraltro), non c'è il suo prospettivismo del tutto partigiano. E neppure c'è il senso profondo dell'assurdità della vita, che di questo prospettivismo e di quella soggettività dovrebbe essere l'anima.

La versione di Barney inizia in pieni anni 2000, con una telefonata di Barney a Blair (Bruce Greenwood), marito della sua terza ex moglie. Da qui la sceneggiatura compie un salto all'indietro d'una quarantina d'anni, quanti bastano per portarci non negli anni 50 e nella rive gauche parigina del romanzo di Richler, ma in una Roma dei primi anni 70, piena di vecchie Fiat 500 e di giovanotti e signorine più o meno bohémien e più o meno in attesa di futuri trionfi letterari e pittorici. A Roma, in ogni caso, la storia resta per un tempo breve: con incresciosa imprudenza, e certo d'averla messa incinta, Barney sposa Clara (Rachelle Lefevre), Clara si uccide, Barney torna a Montreal. E lì – un po' per sbadataggine, un po' per convenienza – Barney insiste e si risposa con quella che il libro e il film indicano come Seconda Signora P (Minnie Driver).

Certo ha tutto quel che basterebbe ai più per fondare un matrimonio solido, la Seconda Signora P: è ricca, cucina bene, ha due belle tette. Così sostiene Izzy, padre di Barney e prova provata dell'assurdità della vita (lo interpreta Dustin Hoffman, delizioso a prescindere dalla qualità del film). Fa il poliziotto, Izzy. E un poliziotto è nel film anche l'autore del libro che Barney considera denigratorio. Si chiama O'Hearne (Mark Addy), e somiglia a uno scrittore quanto La versione di Barney somiglia a un capolavoro. Ma tant'è: per semplificarsi la vita, Konyves si sbarazza dell'autobiografia di Terry McIver, e la sostituisce con un inverosimile e non meglio precisato libro-inchiesta del detective che negli anni 70 ha cercato di "incastrare" Barney per l'omicidio del suo grande amico Boogie (Scott Speedman). In questo modo, ovviamente, cade il motivo profondo della "versione" di Barney, e della sua partigianeria. In tutto il film, infatti, non lo si vede scrivere una sola pagina, e neppure si sente la sua voce narrante fuori campo. E anche la morte di Boogie, il cui mistero per Richler è centrale, si riduce a poco più di un episodio.

Da soggettivo e geniale che era nel romanzo, il racconto si fa dunque oggettivo e banale. Chi è questo Barney cinematografico, se non un ometto prevedibile e un po' troppo dedito all'alcol e ai sigari Montecristo? Dove sono finiti i suoi rimpianti per le ambizioni della giovinezza? Dove sono finite l'assurdità della vita e l'impossibilità di conoscersi davvero? Del libro di Richler non sopravvivono che "citazioni" di personaggi, di fatti, di atmosfere. Anche il progressivo confondersi e accavallarsi dei ricordi di Barney, che si scopre malato d'Alzheimer, si perde e si appiattisce.

Quanto alle sue tre mogli, svanita nel nulla Clara, della Seconda Signora P restano sì e no le tette (è già una fortuna, direbbe il vecchio Izzy). E resta certo tutta intera la terza, Miriam (Rosamund Pike), insieme con la cocciutaggine quasi eroica dell'amore di Barney. Ma anche con lei la sceneggiatura provvede a "migliorare" il testo di partenza. Basti pensare al suo nuovo marito, che nel libro è un grigio professore d'università e che nel film diventa un fascinoso dirigente radiofonico.

A questo si riduce il film di Richard J. Lewis e di Michael Konyves: a una storia d'amore raccontata con piglio televisivo e costellata di battute "brillanti". Non manca nemmeno qualche propensione al patetismo, come nell'ultima inquadratura con la neve che cade sulla tomba di Barney. Alla faccia dell'assurdo, per dirla di nuovo con la prosa spiccia di Izzy.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi