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Cultura-Domenica Arte

La crisi in salsa argentina in «Bizarra» raccontata dalla regista Manuela Cherubini

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 13:24.

Una saga argentina lunga venti ore. Dieci puntate. Cinquanta attori coinvolti. "Bizarra" è il primo esempio al mondo di "teatronovela". Una storia pungente, ironica, smielata, avvincente, con dentro tematiche che si affastellano. Scritta dal drammaturgo Rafael Spregelburd durante la crisi economico-finanziario, nel 2001, dell'Argentina, rappresenta il prodromo di una crisi oggi diffusa. Si intrecciano le storie di due gemelle, le quali, per un'antica profezia ed una strana eclissi solare, vengono separate alla nascita con diverse fortune: Velita è la bambina povera e affamata, Candela è quella ricca e triste.

Da qui si susseguono a ritmo vorticoso storie assurde e personaggi spiazzanti. Si ride e si piange. Si seguono gli eventi e ci si appassiona aspettando la puntata successiva. Ha catalizzato l'interesse delle più impensate tipologie di spettatori, accomunandoli, dando loro appuntamento settimanale per quasi tre mesi, e trasformandoli in fan degli strampalati personaggi dai nomi bizzarri. Viene ora riproposta in una lunga maratona dal 13 al 22 gennaio. Un vero e proprio evento teatrale che è valso a "Bizarra" il Premio Ubu come Migliore Novità Straniera 2010. A cimentarsi nell'ardua impresa della messinscena è la regista e traduttrice Manuela Cherubini, che vanta, oltre agli allestimenti di altri cinque testi, la scoperta della più vasta opera di Spregelburd. «Lavorando all'aspetto letterario delle sue opere, alla sua traduzione, mi sono resa conto – ci racconta – della portata rivoluzionaria della scrittura di Spregelburd. Lo definii, quando ancora nessuno lo conosceva in Italia, un "Pinter tropicale". Ora, invece, è da tutti riconosciuto, compreso Luca Ronconi che allestirà in estate "La modestia" , lo stesso testo col quale debutterò in aprile a Milano».

"Bizzarra" nasce in Argentina nel periodo della crisi economica. Trasportata in Italia, quali le similitudini col nostro presente?
Il segno più simile che trovo fra la crisi argentina e quella che stiamo attraversando noi, è quello tipico di tutti i paesi che vivono stati di crisi là dove quella economica diventa necessariamente una crisi sociale, culturale; dove l'elemento più grave da affrontare non è tanto la povertà quanto il pauperismo, cioè l'annullamento nei cittadini della speranza del futuro. Come direbbe Candela, una delle due gemelle: "La povertà si risolve col denaro, il pauperismo non si risolve in nessun modo". È una malattia che può portare alla morte di una società, alla disgregazione del tessuto sociale, alla divisione.

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Bizarra, invece, vuole offrire un antidoto?
Lo fa attraverso il gioco, la risata. Il gioco unisce e fa abbassare le armi di difesa. Offre un altro livello di comunicazione. E questo, in una società in disgregazione, è un gesto fortemente eversivo. L'unica possibilità di recupero di questo pauperismo, è ricominciare a comunicare con chi è diverso da me. Personalmente mi stimola la ricerca costante di altri linguaggi. Nell'entrare in contatto con artisti con un bagaglio diverso dal mio e che mettono in discussione le mie modalità, trovo una grande fertilità creativa. L'album delle figurine, per esempio, che si distribuiscono durante lo spettacolo, e lo scambio fra le persone, o la vendita degli oggetti,
sono un altro modo per mostrare al pubblico l'elemento di gioco che c'è nell'azione di messa in scena di questa opera. È un gesto di provocazione che vuole facilitare la conoscenza fra le persone, un gesto di riaggregazione non basato su una comunanza di idee e provenienze così eterogenee nel pubblico, ma, appunto, su un gioco.

L'impiego di un numero così elevato di attori non è un elogio dello spreco, uno schiaffo alla crisi che invece attraversa il teatro in termini di produzione? Spregelburd è provocatorio. Quando scrive mette in discussione i meccanismi di realizzazione dell'opera, rispetto alla richiesta produttiva del formato, della durata, dell'impiego. Egli va a questionare un punto fondamentale, e cioè quanto le regole della produzione del mercato incidano sulle scelte creative. Il teatro è un lusso, non è necessario, sostiene Spregelburd. Deve prescindere dall'utilità. È arte. E l'arte ha un valore in sé. Deve essere puro gesto artistico col peso politico che esso comporta. "Bizarra" è per antonomasia la sfida alla irrapresentabilità. Una sfida alla produzione, alla realizzazione e fruizione da parte del pubblico, perché mette in crisi proprio il concetto di "che cos'è uno spettacolo? Che cos'è una modalità di comunicazione con il pubblico?

Spregelburd nella scrittura utilizza stilemi conosciuti, come, per esempio, la telenovela, dove ci sono delle regole ferree, anche divertentissime
Ma li svuota, li capovolge, ci gioca, e mostra la realtà attraverso la costruzione di una fiction. Lavora sul linguaggio contemporaneo. Utilizza la narrazione in chiave postmoderna, con una frammentazione dello spazio e del tempo. C'è un aspetto ludico, umano dell'opera che diventa una creazione collettiva. Che risucchia dentro il pubblico. Sono riproposti una serie di schemi morali estremamente rigidi, anacronistici, che però fanno presa sull'immaginario profondo delle persone. Sprgelbuld prende il contenitore e lo ribalta completamente. Rispetta quasi tutte le regole e ne infrange altre. Nella novela non si parla in maniera diretta di religione, di politica, di economia, perché, rivolgendosi ad un pubblico il più ampio possibile, non può parlare di elementi che possano dividere per i vari punti di vista. Però parla di tutte queste cose, ma in chiave melò-romantica. Anche le altre opere di Sprgelbuld mirano a risvegliare nello spettatore la capacità di amplificare il proprio immaginario e di intendere come sia facile costruire una fiction a partire da elementi reali. E questo aiuta a decodificare una costruzione fittizia sulla realtà, anche quella più spinosa e scottante, a guardarla in una maniera più maliziosa rispetto a come viene manipolata e mostrata dai media. Questo è l'elemento più politico dell'opera.

Come spieghi il grande successo di pubblico e di critica?
Perché innesca, contemporaneamente, un meccanismo di empatia e di distanza negli spettatori. Utilizzando in maniera molto sottile anche degli stilemi di narrazione ipertradizionali come quello della novela, trascina prima per la pancia e coinvolge poi la testa, lasciando libero ciascuno di costruire il proprio percorso all'interno dello spettacolo, stando dentro al gioco.

Lo spettacolo è una produzione indipendente a tutti gli effetti, autoprodotta. Credo che sia una delle più grandi operazioni produttive mai realizzate in Italia a livello indipendente.
Vado molto fiera del fatto che abbiamo utilizzato in maniera costruttiva il finanziamento pubblico, seppur basso, della compagnia Fattore K, coproduttrice dell'operazione, e aver dato lavoro a tante persone creando un'opera che è arrivata a molta gente. Bizarra, in Argentina, è nata anche per questo, per dare lavoro. Lo stesso per noi a Roma. Gli attori sono coproduttori, ciascuno con una parte di capitale. Il gruppo di persone produttori esecutivi hanno lavorato senza sprecare un centesimo, senza pensare all'investimento a perdere col quale normalmente si ragiona in teatro. Tutto questo voglio rivendicarlo fortemente perché oggi c'è bisogno, anche nella produzione culturale, di utilizzare al meglio tutte le risorse, e premiare la creatività. Questa operazione di produzione ibrida, può essere un modello importante per quanto riguarda la riscrittura dei finanziamenti pubblici, un esempio per i Teatri Stabili che vanno costantemente in perdita al 200% sulle produzioni. La nostra perdita è del 15%, una cifra irrisoria per un'operazione del genere.

BIZARRA, di Rafael Spregelburd, squadra regia: Manuela Cherubini, Giorgina Pilozzi, Fabio Cherstich, Flaminia Caroli. Una produzione: Fattore K, Angelo Mai, PsicopompoTeatro, con il sostegno di: Rialtosantambrogio, Semintesta – Spazio Zip, Produzionepovera, I Generali. All'Angelo Mai di Roma, dal 13 al 22 gennaio.
La prima versione italiana di "Bizarra", con la regia di Manuela Cherubini, è stata una produzione del Napoli Teatro Festival Italia 2010.
www.bizarra.it

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