Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 15:16.
Milano chiama a lavorare i big dell'arte e della creatività, dal regista pittore Peter Greenaway all'artista indiano Anish Kapoor. Così, la città getta nuovi ponti internazionali, per ritagliarsi un ruolo rinnovato sulla scena globale. E sembra anche cogliere al volo l'assist del New York Times che ha appena menzionato Milano nella top five dei luoghi da visitare nel 2011.
«In quella classifica non si parla solo del Duomo, ma anche del Museo del Novecento e dell'Hangar Bicocca – osserva l'assessore alla Cultura del comune, Massimiliano Finazzer Flory -: partiremo da questi tre luoghi simbolo per fare un lavoro interamente dedicato al contemporaneo. Per questo, ho convocato un gruppo di lavoro che opererà insieme a Peter Greenaway. L'obiettivo? Progettare un intervento che coinvolga, in parallelo, Palazzo Reale, Bicocca e Arengario».
Un segno forte, dunque. Come la traccia che Anish Kapoor lascerà in città tra qualche mese, a futura memoria dei milanesi. Prima dell'estate, infatti, lo scultore indiano dovrebbe realizzare un'installazione site specific negli spazi della Fabbrica del Vapore. La Rotonda della Besana ospiterà invece un'antologica, che ripercorrà la poetica di Kapoor, dall'iniziale spiritualità archetipica, all'esplorazione percettiva del concetto di vuoto, fino alle architetture urbane. Un esempio per tutte è Sky Mirror, nella Grande Mela: una concavità/convessità specchiante che pare inglobare i grattacieli della Fifth Avenue in un maxi gioco di rispecchiamenti e illusioni.
Intanto, nella città che si appresta a sciogliere gli ultimi nodi sul futuro museo d'arte contemporanea, disegnato da Libeskind a Citylife, tutto è pronto per la stagione 2011 delle mostre organizzata dal comune. Che quest'anno punta a realizzare due milioni di visitatori.
«I prossimi appuntamenti esploreranno i concetti di "verità" e "felicità" – annuncia Finazzer –: il primo trae ispirazione da Stendhal, che parla dell'arte come promessa di felicità, mentre il secondo è un rimando a Kafka e alla sua definizione dell'arte come tentativo di volare verso la verità. Due esempi emblematici sono le mostre a Palazzo Reale dedicate, rispettivamente, a Shirin Neshat e ad Arcimboldo».