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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 18:06.
Eccolo l'outsider - si fa per dire - che scombina giocate e puntate sugli Oscar. Se per mesi eravamo sicuri di un trionfo, almeno nelle candidature, di «The Social Network» di David Fincher (già trionfatore ai Golden Globe), ora ci ritroviamo «Il discorso del re» di Tom Hooper a capitanare tutta la truppa che si fronteggerà al Kodak Theatre.
12 nomination
Dodici nomination alla famosa statuetta per il film su Re Giorgio VI, il monarca britannico balbuziente che seppe combattere anche contro se stesso per il suo popolo, durante la seconda guerra mondiale, otto per il monarca di Facebook, Mark Zuckerberg (e con una decisa sproporzione verso i premi «tecnici», se si esclude miglior film, miglior regia e miglior attore). Di mezzo ci si son messi ancora i nuovi re degli Oscar: dopo anni da cineasti indipendenti, sottovalutati dall'Academy e forse sopravvalutati dalla critica, i fratelli Coen vanno in doppia cifra, con 10 candidature, a sperare che tra i due litiganti, il terzo goda. Ovvero che sia «Il Grinta» a far bottino pieno.
Si difende bene «inception»: il film di Christopher Nolan, uscito troppo presto, forse, per gli Oscar, blockbuster d'autore amato dal pubblico e discusso dagli addetti ai lavori, che si sono divisi tra chi lo considerava un bluff e chi un capolavoro, condivide il podio con Fincher, con 8 nomination.
Nessum superfavorito
Al di là della quantità di preferenze, comunque, si conferma la tendenza degli ultimi anni. Nessun superfavorito e un pugno di pretendenti che se la giocheranno fino all'ultimo giorno, all'ultimo screening, all'ultima mossa promozionale. Anche se lo sguardo al cinema non mainstream rimane, ovviamente saranno le major, le case di produzione e distribuzione, come sempre, a determinare la fortuna, o meno, dei film concorrenti.
Piccola soddisfazione per Luca Guadagnino: pur escluso dalla commissione italiana con il suo capolavoro «Io sono l'amore» per la corsa all'Oscar per il miglior film straniero, in favore di Paolo Virzì - il cui «La prima cosa bella», pur apprezzato, non è entrato nella short list, come già «Gomorra» prima di lui - trova un posto al sole grazie ad Antonella Cannarozzi, candidata nella categoria costumi, a confermare la grande professionalità dei nostri artisti-artigiani del cinema.