Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 10:07.
L'appuntamento è alle otto di sera, su boulevard Richard-Lenoir. Pioggerella uggiosa. Alexandre Lacharme si butta alle spalle una lunga giornata. Giovanotto dalle belle speranze di 24 anni, ha ripreso da poco gli studi in un'école de commerce parigina. Lavora anche per una multinazionale. Ma la sua vera passione è il teatro. «Ho avuto varie esperienze come attore e sto continuando su questa strada, ma ho bisogno di un'alternativa possibile». Buone maniere, dita affusolate. Tutto tradisce un passato senza tanti problemi. «Sì, finora vivevo con i miei genitori, nel sedicesimo arrondissement». Tanto per intendersi, quello dell'appartamento di Carla Bruni. Che non vi ha rinunciato neppure per l'Eliseo. «Volevo rendermi indipendente - continua Alexandre - ma ormai a Parigi è diventato difficilissimo trovare un alloggio. Ti chiedono garanzie incredibili».
Così ha scelto di partecipare all'esperimento del "palazzo Lancelot", come ormai lo chiamano nella metropoli francese. Dal nome di una società del gruppo olandese Camelot, che sta introducendo una nuova soluzione di alloggio su una delle piazze europee con la fame di case più accentuata. Qualcuno lo definisce squat legalizzato, per altri questi inquilini sono guardiani anti-occupazione. Ma andiamo per gradi. Alexandre apre una porta metallica sul retro di un edificio anonimo degli anni Settanta, comunque ben posizionato, nei pressi dello chicchissimo Marais. Si attraversano corridoi illuminati da flebili neon, una lunga serie di uffici apparentemente vuoti. «Certe volte mi sembra di essere in un film». Blade Runner forse. «Mi viene spesso da pensare alle persone che vi lavoravano, a quelle vite», commenta Alexandre, preso da un sussulto di romanticismo.
Questo edificio pubblico, ora in attesa di riconversione, ospitava una delle sedi nazionali della previdenza sociale. Abbandonato da due anni, era preda possibile degli squatter che si aggirano per la città. Ma dagli inizi di settembre, sfruttando una nuova disposizione della legge Boutin sulla casa del febbraio 2009, che autorizza l'affitto temporaneo di palazzi vuoti, Lancelot vi ha installato una ventina di "guardiani". Per loro sono stati ricavati piccoli appartamenti, a costi minimi. In cambio, grazie alla loro presenza, si scoraggia l'arrivo degli squatter. Quelli veri.
L'affitto varia da 100 a 200 euro, spese comprese, in una città dove un monolocale di nove metri quadrati (la diffusa chambre de bonne) in condizioni accettabili e in un quartiere decente, con wc e doccia comuni nel corridoio, si affitta almeno a 600 euro al mese. I "guardiani", però, devono sloggiare nel giro di quattro settimane, se il proprietario dei luoghi lo richiede. Ecco l'appartamento di Alexandre. Diverse macchie sulla moquette, ma 65 metri quadrati. Vi ha portato candelabri dorati da casa e un cassettone in legno massiccio. Anche qui i servizi sono in comune con gli altri inquilini. «In Francia esistono almeno 20mila edifici che potrebbero essere utilizzati con questa finalità», osserva da Amsterdam Bob de Vilder, responsabile marketing di Camelot. La società è già operativa nel Regno Unito, in Germania, in Belgio, in Irlanda. E soprattutto in Olanda dove, assieme a una quarantina di concorrenti, sta assicurando un alloggio a 50mila persone. «Da noi questa attività esiste da trent'anni - conclude de Vilder -, gestiamo edifici vuoti di ogni tipo, pubblici e privati. Si tratta di scuole momentaneamente inutilizzate. Ospedali, caserme, perfino aeroporti. E la Chiesa cattolica è uno dei nostri principali clienti».
Perché ora Parigi? Per il palazzo su Richard-Lenoir si sono presentati in ottocento. Quasi sempre studenti e giovani (o meno giovani) professionisti perlopiù precari, dagli stipendi forse un pochino più alti dei loro colleghi italiani, ma proprio un pochino. Ecco alcuni dati per rendersi conto della situazione nella capitale francese. Solo una famiglia su tre è proprietaria dell'appartamento dove vive e i prezzi per l'acquisto sono alle stelle. A differenza di altre città europee, a Parigi, anche a causa della pressione degli acquirenti stranieri (gli italiani sono i più numerosi, un quarto del totale), hanno già superato il livello precrisi: una media di 7.500 euro al metro quadro a fine 2010, il 20 per cento in più rispetto all'anno precedente. In parallelo gli affitti galoppano. Un caso concreto delle ultime settimane: 75 metri quadrati in un quartiere "medio", dietro al canale Saint-Martin, vengono offerti a 1.800 euro mensili. Si presenta subito una ventina di persone. Alla fine l'agenzia immobiliare firmerà il contratto triennale con una coppia senza figli. Lui funzionario del ministero degli Esteri, lei dirigente di una radio nazionale. Oltre a pagare una nutrita cauzione hanno dovuto trovare un garante, il padre di lei, primario di un ospedale di provincia, che ha firmato dinanzi a un notaio. Pagherà, se ci saranno problemi.
Raphaël Fourquemin è architetto e urbanista. Ha 31 anni. «E lavoro da una decina. Sono single. Arrivo alla fine del mese, ma al pelo. Il mio settore risente ancora molto della crisi». È un libero professionista, subfornitore delle grandi agenzie parigine, molte delle quali hanno chiuso i battenti negli anni scorsi. Disegna stazioni di servizio, case prefabbricate, interni di lusso per i quartieri bene di Parigi. Niente contratto a durata indeterminata. «Nella mia famiglia nessuno ha le risorse sufficienti per fare da garante. E attualmente non posso destinare più di 400 euro al mese per l'affitto». Impossibile trovare qualcosa. E così Raphaël nell'ottobre 2009 si ritrova a partecipare all'occupazione della "Marquise". «In precedenza - sottolinea - non avevo mai immaginato di diventare squatter». La marquise in questione è quella di Sévigné, altolocata dama del Seicento, fine scrittrice, beniamina delle mondanità dell'epoca, che visse in questa dimora affacciata sulla mitica Place des Vosges, uno dei luoghi più cari della città.
Una trentina di giovani presero possesso di quell'edificio tutto fregi e ferri battuti, anche se un po' malandato, praticamente disabitato da una quarantina d'anni. La proprietaria, una bislacca e ricca signora di 88 anni, Béatrice Cottin, si recò quasi subito sul posto. «Restò di stucco quando scoprì che eravamo persone normali. Non drogati, né emarginati - racconta Raphaël -. Parlò a lungo con una pianista, brillante studentessa al Conservatorio di Parigi». Pure con un traduttore di letteratura russa e con un ideatore di siti internet. Tutti precari con regolari entrate. In seguito la signora venne messa sotto tutela e i suoi avvocati si rivelarono meno disponibili con Jeudi Noir, il collettivo che aveva occupato il suo palazzo. I media, nel frattempo, si interessarono a quello strano gruppo di squatter: non clandestini, né arrabbiati di estrema sinistra.
«Abbiamo aperto quell'edificio alla popolazione - continua Raphaël - abbiamo organizzato concerti e proiezioni di film gratuite. Una di noi, studentessa di architettura, che aveva approfondito la storia del palazzo, riceveva tutti, anche i turisti, per visite guidate». Il gruppo è stato cacciato dalla polizia lo scorso 23 ottobre, nonostante la protesta del comune di Parigi (il sindaco, Bertrand Delanoë, è socialista), ma anche di vari esponenti dell'Ump, il partito di destra, lo stesso di Nicolas Sarkozy. Quella mattina, mentre i giovani se ne andavano, i loro vicini di un quartiere non proprio popolare scesero per strada a difenderli, urlando davanti alle telecamere delle tv contro le forze dell'ordine. Che quelli erano dei bravi ragazzi. Che non potevano farlo. Affranti per la loro città sempre più assurda e disumana.