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Cultura-Domenica Libri

Minimi fax, grandi ricerche

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2011 alle ore 08:21.

Molto si è parlato in periodi recenti di editoria romana piccola e media, di quanto sia dinamica, di come tenda a costituire un polo alternativo rispetto alle major di Milano. Pochi però sono riusciti a tradurre i discorsi in analisi concrete, e insomma a tirare le reti in senso storico, critico, insinuando nella filiera capitolina del libro uno sguardo che sia insieme culturale e imprenditoriale. Per questo interessa il lavoro di Gianfranco Tortorelli, già impegnato un paio d'anni addietro nell'esame del marchio e/o e oggi autore del volume Contromano. Storia della minimumfax dal 1993 al 2008, comprensivo di un bel catalogo ragionato. I dati salienti, beninteso, vanno reperiti in modo un po' trasversale, fuori dalle argomentazioni esplicite dello studioso e dalla messe di note che affollano il testo. Tuttavia ci sono, e tali da sollecitare un diverso ragionamento intorno alle strategie poste in essere dal duo Marco Cassini e Daniele Di Gennaro.
Ciò che ne qualifica l'impresa non è il semplice affidarsi alle risorse della nuova tecnologia comunicativa: prima il pionieristico fax, ora il web, con intelligente sfruttamento del sito promozionale. E neppure è il caso di insistere sugli aspetti di attivismo multimediatico, incline al cinema e al fumetto, alla musica e alla vignettistica: questa sembra ormai una strada obbligata per le sigle minori o di ricerca, impossibilitate a partecipare alle grandi aste in cui si acquisiscono i diritti di pubblicazione. Piuttosto conviene concentrarsi sul singolare trattamento che i due soci di Ponte Milvio riservano ai materiali d'autore a carattere secondario, ma in modo da confezionare un oggetto raffinato e appetibilmente underground. Vale a dire libri/non libro, antologie, autobiografie e raccolte di massime, diari di lavorazione cinematografica. Soprattutto interviste e riprese editoriali. Le prime sottratte al ciclo effimero del giornalismo e gratificate di dignità libraria, in quanto "genere" a se stante. Le seconde offerte a un lettore medio-colto e tendenzialmente anglofilo in sofisticate collezioni vintage o postmodern come «Classics» (Barth, Barthelme, Algren, Yates): spesso con le medesime traduzioni d'origine, però ravvivate tramite apparati e prefazioni di peso.

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Tags Correlati: Adelphi Edizioni | Daniele Di Gennaro | Fazi Editore | Gianfranco Tortorelli | Marco Cassini | Melissa P. | Milvio Ponte | Mondadori | Wallace Forster

 

Se si eccettuano i casi di Carver e di Forster Wallace, è in questo ambito che meglio si definisce il profilo di minimumfax. Nel corso degli anni Sessanta, quando stentava a prendere quota, anche Adelphi puntava molto sulle riprese, magari sottaciute. Ora il disegno dei giovani romani si mostra più organico, poco conta se concepito a forza, per scarsità di mezzi. Perno vero ne è un criterio di auraticità autoriale, di riconsacrazione della scrittura con i suoi addentellati e corollari, persino rilanciando romanticamente taluni indizi di divismo. Un atteggiamento che non intende, né può, spaziare troppo nel campo delle novità; e che non si prefigge di «innovare il prodotto», come dicono gli esperti del settore. Ma che punta invece a ricrearlo, a reinventarlo, partendo dai margini e qui spendendo le intuizioni maggiori, di grafica e di accuratezza merceologica.
Ha buon occhio Cassini, quando lamenta forme di concorrenza inattesa: «Negli ultimi anni – annota – è successo che le grandi case editrici hanno cominciato a travestirsi da piccola: vedi "Stile libero" dentro Einaudi, "Strade blu" dentro Mondadori, "Isbn" dentro il Saggiatore». Tuttavia se i grandi provano a fare i piccoli, o a presentarsi come tali, i piccoli e i medi, anche a Roma, inseguono incessantemente e legittimamente il bestseller. Il gioco è questo, incrociato, e non ce n'è un altro (se si vuole essere di nicchia in una prospettiva adulta). Basti il caso di Melissa P. e del suo Cento colpi di spazzola, inventato da Fazi.
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