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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 08:21.
Nessuno dei grandi cicli di mosaici e di affreschi a soggetto sacro che vediamo rifulgere nelle chiese italiane furono concepiti dagli artisti. Gli artisti si limitarono, diciamo così, a realizzare storie e idee figurative concepite da altri, e questi altri erano sovente i pontefici, i vescovi, gli abati, i priori, i padri generali degli Ordini, che – affiancati e assistiti da teologi di loro fiducia – stabilivano nei minimi dettagli che cosa dipingere sulle pareti dei luoghi di culto. Era compito loro, ad esempio, indicare esattamente quali episodi della vita di Maria o di Gesù si dovessero selezionare, oppure quali fatti e miracoli di un santo si dovessero evidenziare. E spesso si entrava anche nello specifico di come andassero raccontati i singoli episodi. Pittori e mosaicisti entravano in azione quando le decisioni iconografiche erano prese e le mettevano in figura. Su che cosa si basavano? Senz'altro su meticolose descrizioni verbali o scritte fornite dai committenti; ma, qualche volta, potevano anche contare su modelli, ovvero disegni, miniature o ricami, che contenevano chiare indicazioni su come procedere.
A questa regola non sfuggì, ovviamente, uno dei cicli d'affreschi più imponenti e celebri di tutta l'arte italiana: le Storie di San Francesco nella Basilica Superiore di Assisi. Chi indicò a Giotto (o a chi per lui, visto che la paternità del ciclo è discussa) la selezione di episodi della vita del Santo da rappresentare? E chi indicò come andavano impaginate e realizzate le singole scene?
Sino a oggi si sapeva che la fonte scritta su cui sono basate le storie è la Vita di San Francesco redatta da San Bonaventura da Bagnoregio. Mentre è ormai unanimemente accettato che il committente del ciclo sia stato Niccolo IV, il primo papa francescano della storia, che regnò dal 1288 al 1292. Ma come fece il papa a trasmettere dalla sede di Roma ai confratelli in Assisi gli "ordini figurativi" su cui basare le storie francescane da affrescare sulle bianche pareti della Basilica Superiore?
Chiara Frugoni – notissima studiosa di arte e civiltà francescana – lo ha brillantemente intuito affidando a un saggio le sue intrigantissime conclusioni, degne di un piccola spy story artistica (C. Frugoni, «Gli affreschi della Basilica Superiore di Assisi: su una possibile committenza di papa Niccolo IV», in Arbor ramosa, studi per Antonio Rigon, a cura di L. Bertazzo D. Gallo, R. Michetti, A. Tilatti, Centro Studi Antoniani, Padova 2011, pagg. 215-223).