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Isabella Rossellini alza il sipario sul festival di Berlino. In giuria vuoto il posto del regista Panhai

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 07:43.

Se le lacrime di Juliette Binoche la scorsa edizione del festival di Cannes aprirono le porte del carcere a Jafar Panahi, chissà cosa avrà preparato Isabella Rossellini, che da presidente della giuria, stamattina si presenta alla stampa per inaugurare la 61esima edizione del Berlin international film festival (nella capitale tedesca fino al 20).

ll regista iraniano figura tra i giurati, ma il governo di Teheran non l'ha autorizzato a partire, dopo averlo condannato a sei anni di reclusione e all'interdizione alla professione di regista per propaganda anti islamica. La rassegna tedesca, che da sempre ha una forte vocazione politica, provocatoriamente l'11 febbraio, 22esimo anniversario della rivoluzione islamica, proietterà «Offside», il film con cui Panahi si conquistò il leone d'argento nel 2006.

La Berlinale si è concessa una boccata d'ossigeno con il battesimo: il primo film, proiettato fuori concorso questa sera, sarà «Il grinta» dei fratelli Coen, remake del western interpretato da John Wayne nel 1969. Un racconto tutto polvere, spari e cavalcate, con i tratti morbidi dei buoni sentimenti sul finale, sotto un cielo stellato da fumetti. Qui la vera mattatrice è Hailee Steinfeld, candidata all'Oscar come migliore attrice non protagonista, quattordicenne che non versa una lacrima vicino al cadavere del padre di cui vuole vendicare la morte, ma che piange quando viene abbattuta la sua giumenta.

Quattro opere prime
Per quanto riguarda i 16 titoli in competizione non si riesce a individuare un filo conduttore comune. Ben quattro sono opere prime, tra cui c'è «Margin call», thriller finanziario sul crack economico del 2008, con un cast stellare: Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Demi Moore. I grandi maestri come Werner Herzog e Wim Wenders sono ospitati fuori concorso con pellicole in 3D. Herzog con «Cave of forgotten dream», apre al mondo una caverna nel sud della Francia, dove si trovano i murali più antichi del mondo, mentre Wenders con «Pina», rende omaggio alla grandissima coreografa Pina Bausch,scomparsa nell'estate 2009. L'ungherese Béla Tarr indaga con «The turin horse» su cosa accadde nel celebre «incontro» tra Friedrich Nietzsche e il cavallo nel gennaio del 1889, esperienza dopo la quale il filosofo si chiuse in se stesso.

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Tags Correlati: Berlin international | Cultura | Demi Moore | Germania | Isabella Rossellini | Jeremy Irons | John Wayne | Lenny Kravitz | Mario Monicelli | Precious | Ralph Fiennes |

 

I film tedeschi
Rimane sicuramente la volontà della Germania di continuare a fare i conti con se stessa e con i propri errori. Il film dell'austriaco Wolfgang Mumberger, «My best enemy» scava nel nazismo, «If not us, who» del tedesco Andrei Veiel guarda invece a un periodo più vicino, quello della Germania ovest degli anni 60, «Wilkommen in Deutschland» di Yasemin Sandereli, racconta la difficile integrazione degli immigrati turchi nel paese. Ma nemmeno la famiglia è indenne dal contropelo ruvido di questa rassegna. «Yelling to the sky» di Victoria Mahoney è un ritratto delle violenze e dei soprusi fra le mura casalinghe e schiera in prima fila la meravigliosa protagonista di «Precious»,Gabourey Sidibe, e la giovane figlia di Lenny Kravitz, Zoe. In «Nader and Simin, aseparation»dell'iraniano Asghar Farhadi i legami di sangue si intrecciano con l'attualità politica, come pure in «Odem» dell'israeliano Jonathan Sagali.

C'è attesa per l'ambizioso esperimento di Ralph Fiennes, che traspone sullo schermo il dramma scespiriano «Coriolanus», portandolo ai giorni nostri, ma lasciando immutati i dialoghi. Accanto a lui, Vanessa Redgrave. Certo, poi ci saranno momenti più «leggeri». Torna il magico regista di «Kirikù»,Michel Ocelot, con «Tales of the night» e ci si aspetta qualche risata da «Service entrance» di Philippe Le Guay con Fabrice Luchini, circondato da donne.

L'Italia non concorre, ma viene rappresentata dal «Qualunquemente»con Antonio Albanese nella sezione Panorama. Sarà interessante capire come verrà tradotto in tedesco e in inglese il partito du pilu,di cui il protagonista, Cetto La Qualunque, è fondatore, e che considerazioni si faranno sul nostro paese. Anche perché l'altro film italiano, nella sezione Special, «Gianni e le donne» di e con Gianni Di Gregorio, rischia di essere coinvolto nella polemica sul comportamento sessuale nostrano, legato agli scandali politici che riempiono le cronache attuali. E invece quello di Gianni Di Gregorio è un film delicato e spiritoso sulla bellezza della quotidianità, contro la legge dell'esibizionismo e del fenomenalismo. Infine l'omaggio a Mario Monicelli, scomparso il 29 novembre scorso, con la proiezione di «Il marchese del grillo».

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