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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2011 alle ore 17:44.
Sono solo canzonette? Altro che: a spulciare nell'albo d'oro delle sessanta edizioni passate di Sanremo, si scopre che la qualità talvolta si è imposta, la beneamata canzone d'autore saltuariamente ce l'ha fatta, che qualche edizione nel segno della «rilevanza artistica» c'è stata. Certo, parliamo di eccezioni, gocce in un mare di musica leggera ma leggera di parecchio. Eppure esistono e se ne conserva una memoria che è giusto rinfrescare nell'anno del ritorno all'Ariston di mostri sacri come Roberto Vecchioni e Franco Battiato.
L'amore vince sempre
Intanto chiariamo un concetto: anche nell'edizione 2011 vincerà l'«amore». O meglio: ha già vinto, se consideriamo la ricerca che Expert System - azienda leader nello sviluppo di software semantici - ha effettuato sui testi dei cantanti in gara. Ne risulta che la parola «amore» appare 44 volte in dieci delle 25 canzoni candidate al premio. Seguono il pronome «io» (34 volte in 12 canzoni) e il sostantivo plurale «occhi» (30 volte in sette canzoni). Non c'è da stupirsi: in Riviera l'«amore» vince sempre, da sessant'anni a questa parte. La gara geografica è vinta da Napoli, nome che ricorre per ben 18 volte (ma sempre nella stessa canzone) contro Romagna («mia», naturalmente) e «nebbia padana», entrambe citate solo una volta in due canzoni diverse.
Le incursioni cantautorali
Tornando alla storia del Festival merita partire dall'edizione 1968, quando a trionfare è il cantautore Sergio Endrigo, la cui «Canzone per te» internazionalizzata dall'interprete brasiliano Roberto Carlos conquista giurati, pubblico e critica suonando come un'inconsapevole metafora musicale del decennio del boom economico giunto quasi al capolinea: «La festa appena cominciata/ è già finita». E dire che soltanto un anno prima un altro cantautore tra i migliori della sua generazione, il genovese Luigi Tenco, si era tolto la vita all'Hotel Savoy ritenendosi incompreso a causa dell'eliminazione di quel capolavoro che è «Ciao amore ciao». Che Endrigo apra le porte a una nuova era festivaliera all'insegna della qualità autoriale? Purtroppo no, tant'è vero che nel '69 vince il sapore inconfondibilmente retrò della «Zingara» di Bobby Solo e Iva Zanichi mentre l'ironica «Chi non lavora non fa l'amore», con la quale la coppia Adriano Celentano-Claudia Mori si affermerà nel '70, suona appena come una ventata di freschezza in un decennio che si appresta a essere dominato dai Nicola di Bari e i Peppino di Capri.